Sabato 18 Novembre 2017 abbiamo incontrato nella sede provinciale del Coni Giacomo Leone, attuale Presidente di FIDAL Puglia, nonché ultimo maratoneta Italiano ed europeo vincitore di una delle maratone più importanti al mondo: “la maratona di New York”.

Noi abbiamo colto l’opportunità di rivolgergli qualche domanda. Il suo più grande risultato sportivo è arrivato nel 1996 con la vittoria alla Maratona di New York. Quali sono state le sue emozioni dopo aver oltrepassato la linea del traguardo?New York mi ha dato la fama ma la mia più grossa soddisfazione è stata quella del 3 Marzo 2001 quando ho conquistato il primato italiano della maratona con 2 ore 7 secondi e 52 decimi, entrando di diritto nella storia dell’atletica italiana. Tuttavia l’emozione vera di aver tagliato il traguardo l’ho realizzata molti mesi dopo, perché quando accadono cose così inaspettate non percepisci subito quello che hai fatto. Durante le sue gare Lei si è confrontato con alcuni degli atleti migliori nel suo campo. Ha mai pensato di non farcela o è sempre stato convinto di potercela fare?Sono sempre stato un maratoneta che ha cercato le sfide. Non ho mai scelto la gara con i premi più alti o i compensi maggiori, ma le gare dove sapevo avrebbero partecipato tutti i migliori. Mi sono sempre esaltato nelle sfide: la maratona è bella perché è soprattutto sfida uomo contro uomo. Resistere 2 ore e passa a correre non è solo frutto della qualità fisica che si ha, ma anche di un duro allenamento e della capacità di sofferenza. In una carriera sfavillante come la sua c’è qualche rimpianto? Avrebbe voluto vincere qualche altra gara?La vita è fatta di rimpianti e di rimorsi. Forse l’unico rimpianto che ho è quello di non essere mai riuscito a vincere una medaglia a livello individuale: infatti sono diventato campione di mezza maratona, pur arrivando nono, grazie al successo di squadra. Ma il mio più grande rimpianto è stato il quinto posto alle Olimpiadi di Sidney: ero troppo sicuro di me ed ho sottovalutato gli avversari. Al momento Lei è uno dei migliori maratoneti italiani della storia. Da bambino sognava di fare altri sport?Non ho mai pensato di praticato altri sport perché ero negato. Se giocavo a calcio era il pallone che andava più veloce di me e solo ora ho capito che bisognava partire prima del pallone. Così anche quando mi cimentavo nell’atletica leggera e non ero né veloce né coordinato. Allora sentii che l’unica cosa che potevo e sapevo fare bene era correre senza stancarmi mai. Quindi, secondo me, la cosa più importante quando si è piccoli  è pensare di praticare qualche disciplina sportiva non per raggiungere un obiettivo di successo, ma farlo perché si è convinti, farlo per passione, per sentirsi realizzati. Come giudica la crisi di risultati sportivi in Italia in questo ultimo periodo?Lo sport in Italia ha avuto una involuzione tecnica spaventosa. Non è vero che mancano i giovani talenti, ma abbiamo avuto dei tecnici che presumevano di sapere tutto ciò che andava fatto per allenare un Campione, ed ora come ora mancano gli allenatori che trasmettano fiducia o i medici sportivi che ti facciano riposare al primo dolore, facendoti perdere solo due giorni di allenamento, anziché  un mese. Bisogna però prendere atto che i giovani oggi sono influenzati dalla civiltà moderna, affascinati dalle tecnologie, sono presi da mille distrazioni e preferiscono “chattare al cellulare” piuttosto che soffrire e sudare in pista. La nostra chiacchierata con Giacomo Leone si conclude qui. L’auspicio per i giovani atleti salentini è che ammirino in lui la fiaccola dei valori sportivi più autentici, così come la luce della fiaccola impugnata dalla statua della libertà, a New York, illuminò la sua impresa, l’impresa di un campione salentino entrato nella storia.