Jack Johnson è un cantante e surfista statunitense, cresciuto tra le onde delle Hawaii e successivamente della California, che si dedica prevalentemente alla musica e alla cinematografia già a partire dall’età adolescenziale.

L’8 settembre di quest’anno ha pubblicato il suo settimo album dal titolo “All the light above it”. Un disco rilassante dal carattere semplice che non stanca durante l’ascolto ed è sicuramente consigliato come sottofondo durante la lettura di un libro o in un momento significativo della vita. Jack Johnson non stupisce per innovazione, in quanto ripropone in tutte le sue composizioni un proprio stile, non particolareggiato ma sicuramente originale, garantendo sempre il successo tra gli amanti del genere. L’album è caratterizzato da note essenziali, sonorità calde, semplici, che catapultano l’ascoltatore attorno ad un falò, nelle spiagge bianche delle Hawaii. I suoni esotici, prodotti dal mandolino piuttosto che dalla chitarra acustica e dall’ukulele, rievocano una visione idilliaca di un ambiente estivo e paradisiaco, garantendo all’ascoltatore delle sensazioni che anche in pieno inverno si possano vivere trentotto minuti e sei secondi di pieno sole vacanziero. Lo stesso cantautore racconta che l’album è il risultato di avvenimenti realmente vissuti nel corso dell’ultimo anno. Da qui la molteplicità di temi trattati, esemplificati anche nella stessa copertina dell’album che rappresenta un po’ gli ideali su cui l’etica del cantante affonda le proprie radici: la bellezza delle piccola cose, la natura da difendere, le passioni che lo hanno formato. Bisogna distinguere, quindi, brani che trattano temi di importanza più rilevante, dall’inquinamento ambientale, alle elezioni di Tramp negli USA, a una critica sul consumismo natalizio, rispetto ad altri composti in contesti più quotidiani a partire da una semplice giornata in campeggio, per concludere con un surf trip. L’unico brano che affronta il tema dell’amore è Love Song #16 di connotazione privata ed è una dedica che il cantante tributa alla moglie. Nel complesso, un album da 9: ben strutturato, dalle dinamiche chiare e i suoni puliti, grazie ad un Johnson che ripropone adeguatamente uno stile che gli appartiene, continuando a farlo senza tradire le aspettative dei suoi ascoltatori.