LeCosimò incontra Stefano Martella, giornalista e scrittore leccese, autore del libro “I segreti della lupa.

Il lato oscuro di Lecce” (Besa editrice), presentato nella nostra scuola, in doppia data per le due sedi, dal circolo culturale La Bottega di Holden. L’intervista che segue è la testimonianza di chi ha raccontato in un grande viaggio nelle budella di Lecce, quello che non vogliamo vedere della nostra città: il lato occulto, oscuro, corrotto della lupa. Stefano Martella, grazie per aver accolto l’invito de “La Bottega di Holden” e di aver incontrato i nostri studenti. Partiamo dalle origini: da dove è nata l’idea di scrivere un libro così forte. Grazie a voi dell’invito. Ho potuto scrivere questo libro per un motivo semplice: sono uscito fuori da Lecce, mi sono allontanato dalla città, dalla strada, dagli amici, dagli umori del “paese”. L’ho potuta osservare quasi da estraneo, una volta rientrato. Questo è stato fondamentale per capire meglio la città e quello che sta succedendo. Perchè cosa sta succedendo a Lecce?Lecce si è trasformata in poco tempo. Il salento è cambiato. È diventato un brand, un marchio di turismo, bellezza, progresso economico. Lecce è una bomboniera, vestita a nozze, modello di turismo che stiamo esportando in tutto il mondo. Ma non è solo questo, bisogna anche saper leggere oltre l’apparenza. Quando un corpo muta rapidamente, dimagrisce di colpo smanioso di una nuova bellezza, sulla pelle restano i segni di una trasformazione poco pianificata: smagliature, solchi, cicatrici: prostituzione, sacche di povertà tra extracomunitari ma soprattutto tra i leccesi stessi, periferie degradate e un potere occulto molto presente. Sono questi i solchi celati sotto il sorriso patinato della città di Lecce. Approfondiamo il tema della prostituzione: nel suo libro affronta, oltre alla prostituzione di strada, che interessa le straniere ed è gestita dalla mafia locale, anche un altro tipo di prostituzione: il più sconvolgente. Quello delle donne leccesi, delle persone per bene. Si aspettava questo scenario?Sicuramente no. Ho iniziato il reportage sulla prostituzione convinto che il fenomeno riguardasse soprattutto quella di strada, delle straniere. Mi sono imbattuto poi in quella transessuale, gradita a molti studenti, che è un tipo di prostituzione spesso consenziente, vista come un’esibizione. Ma soprattutto ho conosciuto un sottobosco di povertà e disagio che mai avrei immaginato. Ho intervistato donne costrette a scendere a patti con la propria dignità per campare o per mantenere il figlio. Non stiamo parlando di prostitute che battono il marciapiede dalla mattina alla sera, ma di professioniste, persone anche laureate, molte studentesse, o semplici dipendenti, persone “per bene” insomma, come hai detto tu, che in seguito a un episodio deflagrante della loro vita (come la perdita del posto di lavoro, la morte del marito, la separazione) non sanno come andare avanti. E iniziano a prostituirsi nelle case, nei salotti cittadini. È una prostituzione impossibile da quantificare, da mappare, perchè indoor, peraltro protetta dall’assoluto riserbo di cliente e offerente. Risulta difficilissimo anche aiutare queste donne. Questo è un tema che si lega profondamente alla povertà: sacche di miseria che si dilatano tra la classe media e stanno tagliando fuori praticamente un intero ceto. Peraltro essere poveri a Lecce è ancora più difficile. Non bisogna mai mancare alla “sagra dell’ostentazione”. . . La povertà ha bussato alla porta di famiglie di avvocati, insegnanti, liberi professionisti, persone che potevano contare su due stipendi fissi al mese ed erano abituati a un tenore di vita agiato, ora al di sopra delle reali possibilità. La crisi ha messo queste persone di fronte alla necessità, all’obbligo di chiedere aiuto. Essere poveri a Lecce richiede molta arguzia, perché la città parla, Lecce guarda e giudica: è un grande paese popolato da osservatori. Osservano il giro di amicizie, il vestito buono della domenica. Persone che abitano in quartieri residenziali vanno alla Caritas del quartiere popolare per non essere visti dal vicino, o peggio dal parroco. Accettare la povertà, il bisogno è difficile per tutti, specialmente per chi deve fare sfoggio di una vita che non può più sostenere. A Lecce hanno spopolato le finanziarie, prestiti di liquidità utilizzati per comprare a rate lo status-symbol che permette di esibire la rispettabilità in città. E ormai Caritas, Croce Rossa e altre associazioni, che fanno tantissimo per queste persone, sono al collasso. Questo è un altro punto: la politica trova una stampella nelle associazioni di volontariato, se ne lava le mani, non affronta il problema, dimenticando queste persone e lasciando che i volontari risolvano un problema peraltro senza che questi abbiano gli strumenti necessari. Molto è stato fatto per far uscire Lecce dall’isolamento geografico ma molto poco è stato fatto per far uscire i leccesi, quelli che non arrivano a fine mese, dall’isolamento umano. Dal buco nero nel quale ti spinge la povertà. Serve un grande piano di riqualificazione sociale, un processo di avvicinamento delle istituzioni, e non 10 giorni prima delle elezioni promettendo una passata di vernice sulle pareti ammuffite, ma serio; per rendersi conto che Lecce è di chi la abita ogni giorno, al centro come in periferia, nelle vetrine barocche, come nei palazzoni di periferia. Serve un piano sociale strutturale, non più emergenziale. Veniamo all’ultimo reportage, quello sull’esoterismo e sulla massoneria. Lecce è una città immersa nell’esoterismo e da sempre massonica. Può esserci un legame tra massoneria deviata e Sacra Corona Unita? Il vincolo di assoluta segretezza cui sono sottoposti tutti i fratelli massoni non rischia di diventare alibi di impenetrabilità per un’indagine della magistratura?È un tema ampio e complesso. Cercherò di fare una sintesi, seppur brutale. La storia massonica di Lecce è scolpita nei suoi monumenti. Lecce è una città massonica dai tempi delle famiglie risorgimentali che l’hanno eretta: erano famiglie massone. I simboli si possono notare nelle architetture delle chiese, come San Matteo, o scolpite nella pietra leccese di Santa Croce. Molti busti della villa comunale di Lecce appartengono a massoni. La massoneria è una dottrina esoterica, come può esserlo l’alchimia, e molti decidono di entrare per motivazioni spirituali, di elevazione morale, per conoscere nuovi lati di sé stesso. Alcuni invece entrano nella massoneria per tornaconto personale, perché le logge sono strutturate come grandi famiglie e permettono la nascita di una rete amicale, quasi parentale, in grado di ottenere piccoli e grandi favori. Inoltre la massoneria raccoglie soprattutto il salotto buono della città, l’alta borghesia. Sono massoni giudici, medici, avvocati di livello, professori, personalità dell’alta politica e dell’alta finanza. Persone che indubbiamente tessono le fila della società e che possono decidere la carriera di una persona. Infine ci possono essere affinità tra massoneria e Scu, in genere con la criminalità organizzata: ritualità simili e vincolo di segretezza su tutte. Inoltre, essendoci all’interno delle logge membri dell’alta borghesia, un affiliato di un clan ha interesse a cercare di entrare in quel salotto buono, chiuso e in cui si giura segretezza e solidarietà tra fratelli. Ovviamente non è in cerca di elevazione spirituale ma di affari.