Twin Fantasy (2018) è il terzo album in studio della band Car Seat Headrest, fondata a Leesburg, Virginia, inizialmente un progetto solista dell’attuale frontman Will Toledo, ma che dal 2016, in concomitanza con l’uscita del loro primo vero album Teens Of Denial, è diventato un gruppo vero e proprio con una formazione stabile.

Quest’album è in realtà una versione ri-registrata e ri-arrangiata di un lavoro omonimo, pubblicato dall’autore stesso nel 2011. La musica di Will Toledo è molto autoreferenziale: un ritornello di un brano potrebbe essere un bridge in un altro, un verso potrebbe connettersi ad un’osservazione fatta prima o addirittura al disco precedente, ma Toledo non si limita a questo, rivisita anche album vecchi finché non sono a parer suo perfetti. Tuttavia Twin Fantasy non  è semplicemente questo (come invece è Teens Of Style del 2015), perché esplora, in incredibile dettaglio, l’infatuazione del narratore con un uomo di cui non si conosce il nome. L’album è stato scritto originariamente quando l’autore aveva 19 anni ed è ovviamente denso di confusione, ansia e dubbi esistenziali. Anche se non si tratta di un vero e proprio concept album, infatti manca una storia unica che lega le canzoni, sembra però trattare di una singola esperienza; in ogni brano vi sono al massimo due persone: il narratore e l’uomo a cui si riferisce. Toledo costruisce un album che tocca con estrema abilità sensazioni familiari a tutti come il desiderio giovanile e il momento della rottura. Il narratore di Toledo vuole essere così vicino al suo oggetto del desiderio da  fondersi essenzialmente con lui ma quello a cui riesce spesso a pensare è ciò che li divide; la storia che racconta non è ciò che realmente accade ma quello che vuole che accada, quello che non sarebbe dovuto accadere; la promessa del piacere è sempre contrastata da sensazioni di timore e paura.  Questo potrebbe rendere Twin Fantasy un album oscuro e sobrio, in realtà è l’esatto opposto; l’arrangiamento esplosivo e il modo in cui Toledo canta rendono l’album una dark comedy e il vero genio del disco sta nelle canzoni che crescono lentamente e dolcemente, fino ad esplodere proprio come i sentimenti del narratore. Un fantastico esempio di ciò è Beach Life-In-Death, un’epica meditazione sul puro desiderio costellata da un profondo disgusto di sé (come si evince nei versi: I am almost completely soulless, I am incapable of being human… it should be called anti-depression, as a friend of mine suggested, because it’s not the sadness that hurts you, it’s the brain’s reaction against it) con dei ritornelli immediatamente memorabili, degni del miglior indie rock. Bodys ha lo scintillante ritmo degli Strokes e Toledo fa delle osservazioni sul brano, che poi si verificano realmente con delle voci stratificate e costruiscono una fantastica armonia. La canzone è sempre in movimento, dove il crescendo o diminuendo comunica una sensazione di irrequietezza che ben si addice all’album. La ri-incisione ha indubbiamente migliorato la qualità sonora del disco, ma, comunque, gli ha lascianto quella sensazione di registrazione casereccia che rende il disco senza tempo, senza alcuni riferimenti a Skype, sarebbe potuto anche uscire nel 1995 e non avrebbe perso il suo impatto. L’esistenza di due versioni dello stesso album rende tutto più interessante, come ricordi evanescenti che sono stati riassemblati nel modo migliore possibile. Ma Twin Fantasy non è un album perfetto, ad esempio: la seconda metà è troppo spesso intramezzata da passaggi di sola voce narrante ma che, comunque, contribuisce a rendere il disco un potente documento sul dolore dell’adolescenza e sul desiderio di quest’età. Voto: 8, 5/10