Tra i miracoli calcistici più graditi ai tifosi ci sono senza dubbio i gol e le magie dei propri idoli.

Tra quelli meno graditi e forse decisamente sgradevoli da perseguire annoveriamo l’episodio avvenuto domenica scorsa allo stadio Pino Zaccheria di Foggia. La scorsa domenica calcistica infatti ci consegna quello che è stato definito con una punta di black humor il miracolo foggiano. Protagonista è un tifoso di casa che entra nello stadio in carrozzina nel settore riservato alle persone diversamente abili. Nulla di strano se non fosse che magicamente, forse rinvigorito dall’emozione nel vedere i propri beniamini a pochi passi o incitato dai compagni sugli spalti, si alza sulle proprie gambe e va ad accomodarsi in un tripudio di risa, in tribuna. L’episodio prontamente ripreso dai cellulari ha fatto il giro del web e già il Foggia Calcio con un comunicato ufficiale ha fatto sapere che “percorrerà tutte le strade possibili per individuare e denunciare la persona che si è resa protagonista di questo inqualificabile gesto”. Una vicenda dunque davvero squallida che pone  una riflessione doverosa: sul rispetto e la solidarietà nei confronti di chi vive un disagio legato alla disabilità, che sia motoria, psichica, o di altro tipo. Perchè in piedi su quella carrozzina non si è alzato semplicemente un tifoso foggiano, magari colpevole solo di una goliardata e non di voler intenzionalmente sfruttare la messinscena per un ingresso riservato (vogliamo crederlo), ma tutta quella nutrita frangia di italiani che tratta il tema della disabilità con disprezzo o con pietà, bollando il tema dell’inclusione e del rispetto come chiacchiere di politicanti annoiati. Si è sempre pronti a protestare per provvedimenti scomodi per chi viaggia con i propri mezzi e mai, però, a provare a mettersi con la mente e con il corpo nei panni di chi vive quotidianamente un disagio estremo legato alla disabilità. Quello in questione è solo un episodio, la cui rinomanza mediatica si esaurirà nel giro di pochi giorni, ma è anche una cartina al tornasole della sensibilità presente in Italia sul tema. Che sia un punto di partenza per elaborare una riflessione seria e impegnata, che parta magari proprio dal mondo del calcio e dello sport, da sempre veicolo di inclusione.