Ognuno di noi intesse rapporti con gli altri contribuendo a generare la fitta trama sociale in cui vive.

Per questa ragione abbiamo tutti un ruolo fondamentale nella collettività, essendo i fautori della sua armonia. Talvolta però, circostanze determinanti e imprevedibili ci portano a fare dei nodi che possono danneggiarla… gravemente, se commettiamo un omicidio.  È giusto che il filo della nostra vita venga tagliato, se noi abbiamo tagliato quello di un’altra? Emettiamo un giudizio servendoci dell’immaginazione, quindi prendiamo in esempio un caso limite. Uno schizofrenico ha ucciso un individuo e il suo stato mentale lo pone nelle condizioni di uccidere nuovamente. A quale pena dovrà essere condannato? Ma forse la domanda che dovremmo farci è un’altra: quale colpa gli dovrà essere attribuita? Dati scientifici dimostrano che fattori genetici e ambientali spesso agiscono da incentivo nello sviluppo del disturbo schizofrenico. Dunque questa persona non può essere frettolosamente considerata causa della sua psicosi (invece qualcuno potrebbe intavolare simile discorso nel caso di un fumatore incallito che si ammala di tumore ai polmoni), e neppure delle conseguenze che essa comporta, poiché non ha scelto di non essere nelle sue piene facoltà mentali. Ciò può farci riflettere molto. Questa volta pensiamo ad un uomo pienamente consapevole delle sue azioni, che ha ucciso. Lui l’ha scelto… oppure no? Non sappiamo nulla di chi l’ha educato e come lo ha fatto e, se avessimo la certezza che egli possiede un’educazione fondata su sani valori morali, sarebbe difficile stabilire con esattezza che non vi sono stati altri elementi a condizionare il suo atto violento. Ci si può tuttavia schierare assumendo una posizione drastica in merito alla questione, soprattutto se si è fatta esperienza dell’omicidio di un caro e sapendo che lo Stato può “eliminare il problema” alla radice. Oppure potremmo fare tutti un passo indietro e interrogarci su come le cose potrebbero migliorare e le violenze non ripetersi; in particolare, lo Stato potrebbe guidarci adottando delle soluzioni meno semplicistiche della pena di morte, che favoriscano il recupero del senso di moralità e del rispetto profondo verso l’altro, e l’integrazione di ciascuno nella società, per migliorarla ed evitare che si vengano a creare ulteriori nodi.