L’evidenza esclude la possibilità che lei fosse aperta a incontrarsi e stare con qualcuno? Dovete guardare il modo in cui era vestita.

Indossava un tanga con pizzo di fronte. E’ con queste parole che la colpa dell’ennesimo stupro viene attribuita alla vittima e non a chi compie il delitto. Succede in Irlanda. Un uomo di 27 anni stupra una ragazza di 17 e durante il processo del 6/11 viene assolto dall’accusa, dopo che il suo avvocato sventola alla giuria il tanga della ragazzina. Il mio problema non è solo l’avvocato;è il sistema che permette ciò dice Mary Crilly, direttore del Cork Sexual Violence Center. Si chiama victime blaming, la tendenza a colpevolizzare la vittima, facendola vergognare del crimine subito; esattamente quello che è successo all’udienza di Cork. Prendiamo il caso di Cork ad esempio. Il verdetto, attribuendo ogni responsabilità alla vittima, chiama le donne del mondo intero a lottare contro gli abusi e dimostrare che niente può abbatterle irreparabilmente. Prima fra tutte la parlamentare Ruth Coppinger, che, analogamente al gesto di O’Connel, mostra al Parlamento un tanga di pizzo: Potrebbe sembrare imbarazzante mostrare un tanga qui – dice senza fermarsi davanti a chi invano tenta di interromperla. Ma come pensate che si senta una vittima di stupro, quando in modo inappropriato viene mostrata la sua biancheria intima in un tribunale?A seguire l’esempio della parlamentare sono in migliaia: il web esplode di tanga con l’hashtag da lei lanciato, #thisisnotconsent; donne e uomini partecipano allo scenario rivoluzionario della protesta del tanga dove proclamano a voce alta Whatever we wear, wherever we go, yes means yes, no means no, arrivando fino al tribunale di Cork per depositare sulle scalinate l’intimo che orgogliosamente alzavano al cielo; il Dublin Rape Crisis Centre ribadisce la necessità di una riforma del sistema giuridico per evitare che i pregiudizi sulle donne entrino anche nei tribunali, come testimonia all’Irish Independent Noeline Blackwell. Obiettivo di tutto ciò? Contribuire alla diffusione che la sola e unica causa di uno stupro è lo stupratore e la sua mentalità misogina, eliminare i pregiudizi che si hanno nei confronti delle donne e urlare di non stuprare, invece di dire come vestirsi. Lottate, e non solo il 25 novembre, per fermare la violenza sulle ragazze che si vestono provocanti, sulle ex che lasciano, sulle fidanzate che istigano e sulle mogli che non soddisfano, sulle madri, sulle suocere, sulle lavoratrici che devono meritarsi il posto di lavoro, sulle studentesse, sulle adolescenti. Obiettivo di tutto ciò? Fermare la violenza sulle donne. Di qualunque tipo, ogni giorno.