È lunedì sera e al Penzo di Venezia è in scena un’opera teatrale chiamata “Lecce”: i giallorossi di Liverani danno una lezione di calcio ai veneziani, un’armonia che nemmeno il migliore Bocelli sarebbe in grado di creare.

Ciò che manca, però, è le coup de theatre finale o un deus ex machina perché il Lecce non riesce a concretizzare le sue azioni, rendendo ogni suo sforzo vano e regalando, addirittura, qualche occasione ghiotta ai veneti. Inizia il primo tempo e l’orchestra può finalmente dare inizio ai giochi in modalità andante con brio: passaggi di un tocco, rapide verticalizzazioni, aperture di gioco immediate alternate a passaggi nel vuoto, contropiedi fulminei alternati a cross indecenti: qualche strumento è scordato, ma la performance è comunque delle migliori. Nonostante Vigorito, che ormai da qualche partita prova a diventare l’assist-man preferito delle squadre avversarie, le prime azioni pericolose iniziano nella seconda metà di tempo: prima il tiro di Haye e poi quello in corsa di Lucioni servono solo a scaldare i guanti dell’estremo difensore neroverde. Dopo un dormiveglia di quaranta minuti, però, si svegliano anche i ragazzi di Zenga che con un’azione sulla fascia di Lombardi e il tiro di Citro provano ad impensierire Vigorito, che si fa trovare pronto. Nel secondo tempo lo show ricomincia e Calderoni fa capire subito le sue intenzioni lanciando da fuori area un razzo all’angolino: il portiere Vicario riesce a spostare il pallone, quel tanto che basta per farlo scheggiare sul palo, e azione sfumata. Servono tre minuti al Venezia per rispondere al Lecce: azione sulla fascia, cross in mezzo, tiro in porta di Citro e gol semplice semplice, 1-0. Se al Venezia ci sono voluti tre minuti, al Lecce, però, bastano trenta secondi: Petriccione imbuca in area La Mantia che, con il suo lavoro di sponda, offre l’assist a porta vuota per Palombi che segna il suo ottavo gol in campionato. Manca ancora mezz’ora di partita, ma è in questo momento che i giallorossi si distraggono e lasciano le redini della partita ai veneti, i quali cercano di imbastire qualche azione da gol, che arriverà solo all’84esimo con il colpo di testa di  Vrioni: ad un metro dalla porta, Vigorito compie un vero e proprio miracolo ed è proprio questo il “gol” più bello della serata. Gol che potrebbe arrivare per il Lecce qualche minuto dopo, ma su rigore: “potrebbe”, perché l’arbitro non ritiene falloso il contatto avvenuto in area tra Venuti e Garofalo, e quindi, quello del difensore veneziano, è stato uno strattonamento amichevole, tra due amici che felicemente si buttano nel fango. Da quel momento in poi, non accade nulla di importante se non l’assedio giallorosso che dura finchè il difensore neroverde Fornasier si butta a terra per un dolore alla testa, fermando la partita e l’arrembaggio salentino. Una prestazione comunque da incorniciare: giocare a uno o due tocchi non è facile persino per una squadra di serie superiore, ma il Lecce ci riesce con scioltezza grazie agli insegnamenti del vate Liverani, che non smette mai di stupire. Un pareggio quasi sprecato, ma i giallorossi  tornano nel Salento forti di una posizione privilegiata per i play-off e davanti a “grandi” di questo campionato, come l’Hellas e il Pescara, con il recupero contro l’Ascoli ancora da giocare.