di Virginia Prisciano

Nessuna bandiera, nessun partito, nessun insulto. E’ la prima rivoluzione ittica della storia.

E’ bastato questo appello su Facebook a mobilitare 15.000 persone, per invadere Piazza Maggiore a Bologna, strette come sardine in scatola, contro la campagna elettorale di Salvini che simultaneamente si stava svolgendo al Paladozzo. Così hanno dato vita a quello che si è diffuso in tutta Italia come movimento delle sardine

Sardine a Bologna, prima manifestazione del 22/11

L’idea è partita dalla tavola di quattro giovani bolognesi che volevano manifestare la loro idea e presentare una realtà differente rispetto a quella della campagna elettorale della Lega: Era il momento di provare a fare qualcosa di diverso – racconta Mattia Santori, uno dei promotori – E per la prima volta sapendo che c’era Salvini a Bologna non ero di mal umore.

Quindi, dato che il comizio avrebbe potuto ospitare non più di 5570 persone, Mattia e i suoi soci (Roberto Morotti, Giulia Trappoloni, Andrea Garreffa) lanciano l’invito al flash mob in piazza per arrivare ad almeno 6000 sardine, dimostrando che i numeri valgono più della propaganda e delle fake news.

Possiamo solo immaginare l’entusiasmo di Santori (e magari dello stesso Salvini) quando più del doppio delle persone previste scendono in piazza sulle note travolgenti di Bella Ciao. E il suo entusiasmo sfocia nelle urla alla folla: 

La piazza è nostra, la politica è nostra. Mi sa che abbiamo fatto un casino… Tutto è partito da un’idea e le idee escono dal cervello. Il cervello è la più grande risposta al populismo di destra e alla retorica dell’odio. La Romagna è leghista? Non si può sentire. Salvini ha provocato dicendo che sarebbe venuto in piazza, ma non avrebbe trovato neanche uno spazio perché noi le piazze le riempiamo.

Quello che ha fatto risvegliare le coscienze è che le sardine fanno politica, ma non sono un partito politico, sono molto più l’anticorpo di un Paese contagiato. E nel nostro caso il sintomo è un’aria irrespirabile di odio e divisioni, in cui politici costruiscono il consenso sulla paura, manipolano le masse per mezzo dei media e nutrono la loro comunità radicalizzata con i loro slogan, i loro luoghi comuni, i loro nemici. E si è arrivato a credere che la politica appartenga ai politici e non al popolo.

Quindi, nonostante il movimento nasca per contrastare Salvini, il segretario della Lega è semplicemente “la goccia che fa traboccare il vaso”, dato che non è stato certo l’unico a contribuire al clima attuale in Italia. Il che ha scaturito la reazione dei nostri anticorpi, e le sardine sono diventate da movimento antisalviniano a protesta nazionale a favore della libertà dell’individuo. Ed è in nome di questo che le sardine scendono nella piazza: è lì il mondo reale dove gli uomini si mobilitano a favore dei diritti di tutti e brulica il rumore della indignazione, ed è lì che bisogna tornare per rendere visibile una presenza fino ad oggi silenziosa; partendo dalle interazioni umane, dall’unità di chi condivide un’idea di fondo: opporre resistenza alla visione distorta della realtà e riappropriarsi della politica di cui qualcuno cerca di impossessarsi.

Le contestazioni non si fanno attendere: Salvini non tarda con il suo post acchiappa-masse raffigurante sardine fritte; la pagina Facebook delle sardine viene momentaneamente oscurata; un professore di Fiorenzuola minaccia i suoi allievi di bocciarli qualora avessero partecipato alla manifestazione; e alcune testate di giornali sminuiscono l’importanza del movimento fino a quasi denigrarlo come qualcosa di effimero. Ma come canta Dalla, il pensiero è un pesce: dà fastidio perché non può essere bloccato.

Dopo Bologna infatti, è sorta una reazione a catena: Rimini, Modena, Parma, Roma, e continueranno ad oltranza. Saranno tre mesi tosti per noi, ma soprattutto per loro. E’ davvero nato qualcosa di nuovo.

Benvenuti in mare aperto.