di Gabriele Guerrieri

#AndTheOscarGoesTo

È ancora lecito domandarsi se quello proposto sulle piattaforme streaming sia vero cinema? Se, scorrendo tra le proposte del vastissimo catagolo Netflix, è possibile imbattersi in un film del calibro del toccante Storia di un matrimonio, non c’è questione che tenga. Perché quello del talentuoso regista indie Noah Baumbach (Frances Ha, Il calamaro e la balena) è cinema all’ennesima potenza. E il suo nuovo, intimistico lavoro, Marriage Story (il titolo originale), è il trampolino che gli permetterà di raggiungere la notorietà anche tra il pubblico più mainstream. Non solo grazie alla popolare vetrina di Netflix che lo ospita, ma, soprattutto, grazie alle 6 nominations guadagnate per gli Oscars 2020, ai quali è candidato, tra gli altri, come Miglior Sceneggiatura Originale e Miglior Film.

STORIA DI UN DIVORZIO

Più che la Storia di un matrimonio, quella raccontata nella pellicola è la storia della fine di un matrimonio, lo spinoso sviluppo di un divorzio doloroso che si incespica tra crolli nervosi, crisi isteriche e lacrime amare. L’ultimo atto di una relazione solo all’apparenza idilliaca, di un amore verace, ma non abbastanza appagante da resistere alla prova del tempo. La prospettiva, desiderata e temuta allo stesso tempo, di un nuovo inizio e la ricerca di una normalità, tale da colmare il vuoto di una promessa disattesa, che passa dalla terapia di coppia a un’estenuante battaglia legale, vengono raccontate con una delicatezza e un’intesità rare.

ADAM E SCARLETT: UN ACCORATO PASSO A DUE 

A dare il volto ai due protagonisti assoluti del film, due mattatori in stato di grazia. Da un lato un Adam Driver da standing ovation, perfettamente calato nella parte di un indomito regista teatrale e padre amorevole, dona al suo Charlie tridimensionalità e vigore, tratteggiando con naturalezza magistrale le idiosincrasie di un personaggio estremamente realistico. Dall’altro, una Scarlett Johansson che, alla migliore interpretazione della sua carriera, ci regala una Nicole, attrice talentuosa e madre premurosa, fragile, ma decisa, una donna che si sente oscurata dall’ombra ingombrante di un marito sordo di fronte alle sue esigenze e, per questo, bramosa di indipendenza. La Johansson vive un momento di grazia professionale, visto che concorre anche per l’Oscar come Migliore Attrice Non Protagonista per Jojo Rabbit.
L’attrice newyorkese e Driver offrono allo spettatore due prove attoriali sopraffine, orchestrate da una sceneggiatura che ne esalta al massimo grado l’efficacia e rese ancora più lodevoli dalla tangibile alchimia tra i due fuoriclasse.

UN GIOIELLINO DA NON PERDERE

A fare da contorno alle due colonne portanti della pellicola, comprimari di classe tra i quali emerge una grintosa Laura Dern che, nel dare vita all’energico avvocato divorzista Nora, stando ai pronostici, avrebbe già ipotecato l’Oscar come Miglior Attrice Non Protagonista. A completare la confezione di questa bomboniera filmica una regia misurata al completo servizio dei suoi magnifici interpreti e una colonna sonora ispirata e partecipe di un racconto tanto intimo e personale, quanto convincente e universale. Un’opera da non perdere, insomma, questo Storia di un matrimonio, l’amara presa di coscienza di amore sfiorito capace di regalare emozioni forti.

Non smetterò mai di amarlo, anche se non ha senso ormai.

Nicole Barber (Scarlett Johansson)