Alessia Castelluccio, Maddalena Conte e Giuseppe Greco

Da sempre, la salute è un fattore molto importante per ognuno di noi ed è un nostro diritto salvaguardarla. È proprio di questo che si occupa l’associazione C. B. Giovanni Rambo, il cui scopo è quello di recare un aiuto a tutti coloro che ne necessitano. Ce ne parla il dottor Franco Dimitri, uno dei suoi fondatori.

Quando e come è nata questa associazione?
È nata nel 1986, quando io insieme ad un gruppo di giovani appassionati del “baracchino”, ovvero una ricetrasmittente, passavamo le giornate a divertirci. Avevamo attribuito a tutti i ragazzi un nome in codice affinché solo noi potessimo  identificarci; io ero Magnum, poi c’erano Fiamma, Rambo, Delfino e tanti altri. Tutto è partito come per gioco: all’inizio eravamo solo una decina di ragazzi pronti ad aiutare il prossimo. Man mano siamo cresciuti fino a diventare una vera e propria organizzazione, e con l’aiuto del Comune di Calimera, che ci ha fornito una sede in piazza, siamo riusciti a realizzare il progetto di questa associazione  che adesso è riconosciuta come protezione civile.

Come mai l’associazione ha questo nome?
Prende il nome in memoria di un ragazzo, Giovanni, soprannominato Rambo, che è stato uno dei primi soci dell’associazione ed è morto tragicamente a seguito di un incidente stradale.

Di cosa vi occupate principalmente?
Il nostro compito consiste in un lavoro di protezione civile e pubblica assistenza che comprende i servizi sanitari e sociali. Collaboriamo con il Comune affinché tutti coloro che non hanno le possibilità e i mezzi per arrivare nei centri medici possano usufruire delle cure necessarie per la loro salute.

Quanti mezzi di trasporto avete a disposizione?
Adesso abbiamo a disposizione tre ambulanze, un’automedica e due  di protezione civile. Però in passato siamo arrivati a possedere anche cinque ambulanze, due automediche, quattro auto di protezione civile e una moto medica. Ora non possiamo usufruire di tutti questi mezzi, in quanto il nostro compito ha un ruolo secondario rispetto al 118 che svolge la maggior parte dei servizi sanitari.

Quante persone fanno parte di questa associazione?
Siamo circa 45 volontari. Alcuni ricevono le chiamate e le richieste di aiuto, altri controllano gli spostamenti dei mezzi di soccorso. Inoltre vi sono gli incaricati all’assistenza medica, che devono avere una certa qualificazione per l’utilizzo dei macchinari e la tutela della salute del paziente. Infine abbiamo a nostra disposizione dei medici che intervengono dai paesi limitrofi in caso di estrema necessità. In tutto questo, ovviamente, nessuno ha una retribuzione personale e l’unica cosa che ognuno di noi porta a casa è l’orgoglio di far parte di questo gruppo.

Cosa direbbe ad un ragazzo se le chiedesse cosa le piace di più del volontariato?
Ci sono dei giorni in cui torni a casa stanco, stressato, nervoso per tutti i problemi e le responsabilità che quest’attività comporta, ma ci sono altre occasioni in cui grazie al nostro aiuto delle persone sono riuscite a sopravvivere, momenti di immensa soddisfazione per un intervento di protezione civile riuscito. È un grande onere ma ti fa stare bene con te stesso, porta un’immensa soddisfazione.