di Gaia Naccarelli

Driiiiiiiiiiiiiiinn

I miei timpani non si abitueranno mai a questo stridulo richiamo alle armi, non ricordo più che ore sono “che materia abbiamo ora?” chiedo alla mia compagna di banco fissando la lavagna ancora sporca di gesso, se la si guarda con attenzione si vedono i segni dello schema riassuntivo di Leibniz della settimana scorsa. Nessuna risposta placherà mai le mie domande interiori. “Ehi Valè, quindi?” mi giro ma la sedia accanto alla mia è vuota, così come il resto dell’aula. D’un tratto i led sul soffitto vanno ad intermittenza, si alterna così una luce fioca, che a mala pena illumina l’aula, con il buio pesto.

Un attimo… non era mattina? 

L’atmosfera ricorda l’upsidedown di Stranger Things e in un men che non si dica non mi preoccupa più sapere quale libro devo metter fuori dallo zaino. Non sono un’appassionata di film horror, ma da quel poco che ricordo… ah si… non devo aprire quella porta. Ma quale porta? Non vedo nessuna porta. Quasi quasi me ne torno a casa. 

Con questa oscurità faccio difficoltà a trovare il casco, per fortuna è arrivata la mia cagnolina. Ecco, come non detto: si è allontanata e non riesco più a vederla.

Piuma, Piuma” mi metto ad urlare ma niente, “Fiiiiii” dopo un solo fischio sento subito le sue zampette che vengono nella mia direzione; mi basta aspettare un minuto per rendermi conto che non è Piuma, ma il casco. Un casco che cammina? Poco importa, ora voglio solo andare via da questo lugubre posto.

Come faccio ad uscire? Non sono io a guardarmi intorno ma è la stanza a compiere un moto di rotazione, che carina questa accortezza: come faceva a sapere che ho il torcicollo? 

Ad un tratto appare una scala, che fortuna! Salgo i gradini a due a due finchè non arrivo a Napoleone I sul trono imperiale (opera di Ingres), “uh dai Leo fammi passare” “parola d’ordine?” “burrobirra” “no” “va bene, non ho studiato lo ammetto. Pensavo ci fosse fisica oggi”. Napoleone non sembra volermi aiutare; do un’occhiata alla cornice sperando che qualcuno abbia inciso la soluzione, ma non se ne vede l’ombra. Qual è un albero tipico della pianura padana? Mi arrendo, questo cruciverba è troppo complicato, lo sapevo che sarebbe stato meglio portare qualcosa da leggere.

Dalla torre del bagnino sento urlare Giuseppe ConteOra può fare il bagno il numero sessantacinque”, una gioia immensa mi pervade: è arrivato il mio turno finalmente.

Proprio sul più bello, mentre le braccia erano già in posizione per un tuffo a balena parte l’allarme della vespa: “Zzzzzzzzzz, Zzzzzzzzzz, Zzzzzzzzzz”. Chi mai rubberebbe quel catorcio? Dentro di me un dissidio: vado a salvare l’insetto o mi do prima una rinfrescata? Una vocina mai sentita mi obbliga ad uscire dall’acqua, sarà stato il numero sessantasei, ne sono convinta.

Il rumore si fa sempre più forte “Zzzzzzzzzzzzzz, Zzzzzzzzzzzz”, vibra tutto. Aiuto! Terremoto?! Tocco uno schermo e l’allarme si arresta.
“Ga, se devi dormire spegni almeno la videocamera!”.