di Gabriele Guerrieri

E POI VENNE SKAM

In un panorama televisivo, quello italiano, anni luce in ritardo rispetto ai palinsesti d’oltralpe e d’oltreoceano, ancora ancorato alle fiction e ai telefilm in voga nel secolo scorso, un giovane autore e regista, Ludovico Bessegato, ispirandosi a una serie tv di straordinario successo globale, SKAM Norvegia, tenta il tutto per tutto immergendosi in un progetto che, al tempo, (2017/18) sapeva d’azzardo. Che la nostra industria della serialità avesse le potenzialità di produrre contenuti di qualità era noto: Gomorra ne era l’esempio più lampante.

La vera sorpresa, che ha definitivamente trasformato in atto quella potenzialità, è stata, però, SKAM ITALIA. Nata web serie, con una innovativa pubblicazione quotidiana di clip in tempo reale che andavano settimanalmente a costituire un episodio, SKAM ITALIA, che dopo la terza stagione ha rischiato la cancellazione, è approdata sulla piattaforma streaming Netflix. Un palcoscenico privilegiato capace di far conoscere la serie ad ancora più spettatori e confermandosi, con una quarta stagione sentita ed audace, un unicum seriale che, abbattendo gli stereotipi dei teen drama (i prodotti con protagonisti adolescenti), continua a sorprendere per freschezza e limpidezza.

SANA & CO.

Nonostante il cast fisso non subisca significative variazione nel corso delle stagioni, ogni blocco di episodi è dedicato ad un personaggio in particolare. La protagonista della quarta stagione è Sana (una ispirata Beatrice Bruschi), italiana musulmana che, sempre mostratasi cinica e pungente, si riscopre fragile e combattuta tra una fede ardente ed una società che pare stigmatizzare le sue scelte. A fare da sfondo alla storyline principale, le sottotrame dedicate agli altri liceali romani che abbiamo imparato ad amare nelle stagioni precedenti e che questa volta, in un’Italia che (fortunatamente per loro) di Covid-19 non ha mai sentito parlare, fanno i conti con l’ultimo anno di liceo, le scelte universitarie e la temutissima maturità. (Sì, per un maturando in mascherina, come chi scrive, è stato un colpo al cuore).

IL VELO: FEDE E IGNORANZA

E’ proprio vero che SKAM ITALIA dà il meglio di sé quando sa prendere dei rischi. Lo ha fatto con la seconda stagione, quando ha raccontato, per la prima volta in maniera così esplicita per la tv italiana, la storia d’amore gay tra Martino e Niccolò con una delicatezza e una veridicità uniche. Lo fa in questa nuova stagione dove, con altrettanta franchezza, senza patetismi o preconcetti di sorta, presenta la parabola di Sana che permette allo spettatore un’immersione completa nelle per lo più impercettibili (a chi ne è estraneo) ma dolorose discriminazioni che una ragazza con il velo è costretta a subire quotidianamente. Quello di Sana, personaggio complesso e spigoloso, è un grido libertà. Non la libertà da una religione che la opprime o la rende schiava, come vorrebbe l’islamofobo di turno, occidentalista convinto che le donne musulmane siano costrette ad indossare il velo ed assumere determinati comportamenti “puritani” e per questo in un’eterna razzista crociata per la liberazione di queste donne dalla prigionia dell’Islam. Quanto piuttosto la libertà di poter esprimere una fede profonda e sincera, di poter portare il velo quale simbolo di una scelta personale e non quale marchio di oppressione o segno identificativo di un terrorista. 
Perché come ci insegna una sceneggiatura che valorizza al massimo una protagonista originale, quasi mai vista sul piccolo schermo (almeno in Italia), quale Sana donna forte, indipendente ed idealista, le  discriminazione, di genere, di religione, di orientamento sessuale o di qualsivoglia natura, hanno come matrici comuni: l’ignoranza e il voler omologare tutto il mondo alla propria visione della realtà.

LA SERIE DI CUI ABBIAMO BISOGNO

Anche nella quarta, emotivamente coinvolgente, stagione SKAM ITALIA si distingue per la spontaneità con la quale innesta in una narrazione solo all’apparenza leggera e spensierata, riflessioni attualissime su tematiche calde di cui troppo poco si sente parlare al cinema e in tv, soprattutto in Italia. Per questa ragione fa piacere assistere e partecipare in prima persona, grazie ad una scrittura e una regia coinvolgenti alle vicende di ragazzi la cui italianità sprizza da ogni battuta, ogni gesto e ogni riferimento. Per anni gli adolescenti italiani si sono identificati nei teenagers anglofoni delle produzioni anglo-americane e mai prima d’ora la gioventù italiana era stata protagonista di un prodotto, che al netto di qualche svista narrativa e di alcune soluzioni affrettate, restituisce uno spaccato tanto vivido della loro vita di ogni giorno. Una quotidianità fatta di litigi, prime volte, amori cocenti, scontri generazionali, ma soprattutto amicizia. Perchè se questo SKAM ITALIA, così coraggioso nel proporre rappresentazioni alternative, certamente più corrispondenti alla realtà dei soliti stereotipi da telenovela, in fin dei conti è l’epopea di un’amicizia. Un gruppo di ragazzi diversi tra di loro, individualità precise e distinte, che crescono insieme e imparano dal confronto (e dallo scontro) che non c’è ostacolo che non possa essere superato. Insieme. Una risoluzione banale, utopistica? Forse. Ma di adolescenziale ottimismo, oggi, ne abbiamo necessariamnete biosogno. 

Siamo tutti convinti di andare verso il cielo e non ci accorgiamo che in mezzo c’è il soffitto. Però, se saltiamo tutti insieme magari sto soffitto lo sfondiamo.

Giovanni (Ludovico Tersigni)

A buon intenditor, un rewatch obbligato di SKAM ITALIA.