di Francesco Lezzi

Si sa, Giugno è uno dei mesi più adorati da tutti. È il periodo degli ultimi giorni di scuola, degli ultimi esami e delle ultime pratiche da concludere in ufficio per poi finalmente goderci 3 mesi di completo riposo, che attendiamo con furore per tutto l’anno. Ma Giugno è soprattutto il mese del Pride, durante il quale si svolgono le famosissime parate arcobaleno, aperte a tutti, non solo alla comunità LGBTI+, per rivendicare i propri diritti, o più semplicemente per urlare al mondo: noi ci siamo. 

La manifestazione che sventola la Bandiera Arcobaleno nasce negli Stati Uniti d’America, in ricordo di una delle proteste più sanguinose nella storia della lotta per i diritti delle persone LGBTI+: i moti di Stonewall a New York, tra il 27 e il 28 Giugno 1969.

Successivamente a questa rivolta, nacquero diverse associazioni che combattevano, e combattono tuttora, per i diritti delle persone LGBTI+. Presto si diffusero anche in tutto il mondo. L’anno successivo, nel 1970, a Chicago venne organizzata una marcia in onore dei moti di Stonewall e a distanza di giorni, in tutti gli USA vennero preparate delle manifestazioni e delle parate. Solo negli anni ‘80 le associazioni decisero di definire le loro marce “Gay Pride”, ossia “Orgoglio gay”. La parata, nel corso del tempo, è diventata anche un atto politico di rivendicazione del riconoscimento di diritti civili fondamentali, ad esempio il matrimonio tra persone dello stesso sesso. Tutt’oggi le parate sono ancora necessarie per attenuare un rischioso processo di invisibilizzazione e, in particolare nel contesto italiano, per ottenere la legge contro l’omo-lesbo-bi-transfobia.

Le parate hanno anche l’obiettivo fondamentale di lanciare messaggi importanti: non bisogna avere più paura di essere gay, bisessuale, lesbica, intersessuale, trans; bisogna combattere le discriminazioni legate all’orientamento sessuale e all’identità di genere, perché non c’è nulla di sbagliato nell’essere attratti da persone dello stesso sesso e non c’è nulla di sbagliato a non sentirsi appartenente al proprio sesso biologico o non riconoscersi nel binarismo di genere uomo/donna.

Non deve essere più un motivo di vergogna, deve essere invece segno di orgoglio che porta sempre più persone a fare coming out. Nonostante i numerosi atti di violenza omo-lesbo-bi-transfobica, grazie ad eventi come il Pride, non ci si sente più soli, ma si ha fortunatamente la concezione di far parte di una numerosissima e coloratissima comunità il cui unico obiettivo è promuovere l’amore in tutte le sue sfaccettature.

In Italia, il primo Pride nazionale ufficiale si svolse nel 1994 a Roma e, fino al 2013, si assegnò ad una sola città d’Italia il compito di accogliere l’evento. Nacque, però, il desiderio di portare una vera e propria “Onda Pride” in tutto il paese. Infatti, lo stesso anno, nonostante fosse Palermo la città nominata per la parata, in diversi capoluoghi si svolse la manifestazione. Dunque, l’evento ha ottenuto una portata nazionale, che ha portato il Pride anche qui nel Salento: nel 2014 a Lecce e nei cinque anni successivi a Gallipoli. Quest’anno, la città di Brindisi avrebbe dovuto ospitare il Salento & Puglia Pride ma a causa dell’emergenza sanitaria è stato annullato così come tutti gli altri Pride, perché è improponibile e deleterio organizzare una parata come quelle degli anni precedenti. Fortunatamente gli attivisti di tutta Italia si stanno organizzando per proporre, in alternativa alla parata, degli eventi online che possano comunque avere un certo impatto.

Ogni anno le persone della comunità LGBTI+ di tutto il mondo scendono nelle strade e nelle piazze intonando canzoni sulla libertà e l’amore, non importa se in giacca e cravatta o con tacchi a spillo e parrucche stravaganti, l’obiettivo comune è di protestare contro una società che ancora non li accetta pienamente, ma li discrimina con riluttanza e spesso con violenza. L’amore, però, si sa, vince su tutto, anche sull’odio.

NDR
Ringrazio l’associazione locale Arcigay Lecce che mi ha dato una mano per la revisione dell’articolo.
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