di Valeria Maria Vittore

Con “i suoi 14 lunghi anni di preparazione, l’aggiunta di componenti europee, asiatiche e americane”, non si intende parlare di una ricetta per un dolce internazionale, ma di ciò che ha caratterizzato nel corso di questo primo ventennio del 2000, quella che è definita “la più bizzarra e complessa opera di ingegneria mai costruita dalle piramidi egizie”. 

La Stazione Spaziale Internazionale (ISS) ha compiuto il suo ventesimo compleanno il 2 novembre 2020, suscitando l’eccitazione degli appassionati, ma soprattutto dando l’occasione di presentarla meglio al pubblico.

Il 2 novembre del 2000 si apriva la porta, anzi il portellone, di questo laboratorio unico nel suo genere” spiega Jennifer Ngo-Anh, coordinatrice del programma ricerca “carichi utili all’ ESA” nella sua intervista mirata a spiegare i benefici di questo mostro dell’ingegneria. Infatti, proprio la situazione di micro-gravità che permette al laboratorio di essere in prima linea nell’incontro scienza-ingegneria, fa si che a bordo si possano effettuare esperimenti altrimenti impossibili sulla Terra.

Gli obiettivi di questa collaborazione internazionale, che vede come protagoniste l’ESA, NASA, JAXA, Roscosmos, CSA e altre agenzie spaziali minori, sono proprio lo studio di condizioni ottimali per future missioni nel Sistema Solare e i benefici per la vita quotidiana sulla Terra; così, innumerevoli tecnologie di ogni giorno provengono dallo spazio (per esempio lo Smartwatch, piccole palestre in casa, purificatori d’acqua o i radar dell’auto, il congegno sminatore e tante altre) e significativo è quello che afferma l’astronauta italiano Parmitano a tal proposito: “esiste un effetto intangibile della tecnologia spaziale, ed è quello che noi astronauti riusciamo a comunicare agli scienziati come esseri umani e “cavie” per migliorare la vita di tutti sulla Terra”.

Fino ad ora in orbita hanno avuto la fortuna di succedersi 241 astronauti di 19 paesi, che hanno assistito e anche fotografato 16 albe e tramonti giornalieri (da immaginare l’emozione…) e tra questi incontriamo 5 nostri connazionali, come Samantha Cristoforetti e -il prima citato- Luca Parmitano. Questi, in un intervista di Focus spiega la straordinaria esperienza “da togliere il fiato” che vivono in orbita: “ la scienza ha l’obiettivo di rispondere a domande davvero universali, che poi ci costringono a porcene di nuove e trovare sempre nuove domande è un segno di evoluzione”. Quindi è proprio questo che avviene nell’ISS… aprire nuove finestre sulla visione del mondo e tendere come obiettivo al futuro.

Ma questo “futuro”, almeno quello prossimo, segnerà probabilmente la fine del più grande veicolo spaziale mai costruito (200 metri cubi) perché la Stazione Spaziale Internazionale sarà sicuramente operativa fino al 2024… lascerà poi spazio alle missioni future come quelle Artemis e varie sono le ipotesi sul dopo: i suoi pezzi saranno spartiti tra aziende private? Diventerà un hotel per turisti miliardari o sarà fatta atterrare in un oceano come “i suoi simili”? D’altra parte, chi non vorrebbe avere l’onore di fare questa vacanza distante “solo” 400 km da casa?