Il presente brano si è classificato secondo al concorso “Un altro Natale” promosso dalla Bottega di Holden.

di Ludovica Verrienti

A passo stanco, svogliato e malinconico, cammino nella mia dolce città,
osservando con sguardi vacui le vetrine splendenti dei negozi,
che mi raccontano di dolci festività, gridano, ma non le sento

Custodisco, nella mia mente, il ricordo di una risata incancellabile
Che incorniciava i miei natali, accompagnati da un sottofondo di familiarità,
che sta sera, triste, tace.

Il cuore mi si raggela, allo sbiadirsi dei malinconici ricordi,
e il mio animo esplode nel petto, che urla la mia solitudine;

Son sola, sta sera, circondato dalla desolazione e dal freddo,
osservando dalla finestra un panorama vuoto, che solo un anno fa,
brulicava di accecante vitalità, mi chiedo cosa significhi essere felice

L’istinto mi prende di forza, e abbraccia il mio cuore, sussurrando
che infondo felici si è solo quando ci si mette in gioco,
e non quando ci si abbrutisce nel dolore, chissà

E allora smetto di piangere, mi sembra di non aver mai iniziato,
e tutto di il tempo che ho sprecato, non ne vale nemmeno la pena,
penso silenziosa

Dopo vivo, continuo perpetua la mia esistenza finché non scoccano le dodici,
è il venticinque dicembre, l’inutilità del sonno mi tormenta, e mi chiedo
quanto altro tempo sprecherò chiusa in questa realtà

Il dolce sguardo di mia madre che mi sorride mi fa arrossare le guance, forse
Tutto questo è un dolore valicabile, se anche solo un sorriso, me lo fa lentamente sbiadire;
piango lacrime così antiche che nemmeno ricordo, e rifletto sul mio apparente masochismo

Forse è solo oggi che ho imparato cosa sia la solitudine, e quanto banalmente
Ed erroneamente l’avessi associata al mio male temporaneo,

comprendo che questo venticinque dicembre forse è fatto di sorrisi
che prima avevo sottovalutato
E che questa sera, posso andare a dormire serena