di Virginia Prisciano

La censura, incubo di tutti gli artisti e strumento nelle mani di quei funzionari forse un po’ ottusi e perbenisti, è stata la forma di controllo più sottile di cui ci si è serviti nel tempo.

Alla luce di ciò, l’Italia compie oggi un grande passo in avanti: il Ministero della Cultura decide di abolire definitivamente la censura cinematografica da parte dello Stato, lasciando di fatto una totale libertà d’espressione al mondo del cinema. Finalmente, lasciateci dire.

La storia della censura cinematografica

In Italia, la censura cinematografica nasce praticamente insieme al cinema stesso: già dei primi anni del Novecento, un Regio decreto imponeva tutta una serie di divieti ai film; la censura continua poi negli anni del fascismo con il rigido controllo da parte del Ministero della Cultura Popolare, per poi approdare nel 1962 con la legge in vigore. Questa prevedeva per i film una Commissione di primo grado e una d’appello, con la necessità di un nulla osta per consentirne la proiezione al cinema. Come scrive Morreale su Repubblica, ai tempi le pellicole italiane potevano incontrare non una, ma tre diverse censure cinematografiche.

Umberto D., il film mal digerito da Andreotti

Indicativo del clima che si respirava è il parere di Giulio Andreotti (che di certo non era il fan n.1 del neorealismo) , secondo cui i panni sporchi si lavano in casa, riferendosi all’immagine dell’Italia all’estero che traspariva dai film dell’epoca.

I numeri della censura

Totò e Carolina

Disse Totò a proposito di Totò e Carolina: se a un comico tolgono la possibilità di fare la satira che gli resta? Al film migliore che ho interpretato, Totò e Carolina, hanno fatto 82 tagli. E purtroppo non era l’unico. Secondo l’ANSA, i film sottoposti a censura solo dal 1944, furono 274 italiani, 130 statunitensi e oltre 300 stranieri. I casi eclatanti sono innumerevoli: dai tagli di Rocco e i suoi fratelli di Visconti, al sequestro di Pap’occhio di Arbore e alla distruzione di tutte le copie del film di Bertolucci, l’Ultimo tango a Parigi, accusato di “esasperato pansessualismo fine a se stesso”.

Teorema, di Pasolini

Il regista più colpito rimane però Pier Paolo Pasolini, che vide quasi tutti i suoi film denunciati per l’offesa alla morale: ricordiamo Salò o le 120 giornate di Sodoma, Mamma Roma, La ricotta, Teorema, Il Decameron, I racconti di Canterbury. Altri film italiani ai tempi arrivarono al cinema, ma solo grazie ad apposite modifiche: in Totò e re di Roma, ad esempio, Totò venne addirittura doppiato.

Certo, dal 1944 ad oggi, 2021, il tempo è passato lentamente, però meglio tardi che mai. Anzi, per non dimenticare gli errori del passato, su cinecensura.com, è stata aperta una mostra digitale dove si raccolgono i materiali relativi a 300 lungometraggi, 80 cinegiornali, 100 pubblicità, 28 manifesti censurati e filmati di tagli.

La legge oggi

Il decreto attuativo firmato il 5 aprile dal ministro dello Spettacolo Franceschini, oggi stabilisce l’istituzione di una Commissione per la classificazione delle opere cinematografiche, la quale potrà classificare i film nelle quattro categorie previste (adatti a tutto il pubblico, vietati ai minori di 6, 14 e 18 anni), ma non potrà assolutamente vietarne la proiezione o effettuare modifiche.

In realtà, a classificare i film, saranno i produttori stessi e solo in seguito interviene la Commissione, che può confermare oppure, al massimo, proporne un’altra. Si tratta quindi, come ha commentato Nicola Borrelli, di una vera e propria “autoregolamentazione”, che tutela il cinema italiano da ogni forma di oppressione. 

Definitivamente superato quel sistema di controlli e interventi che consentiva ancora allo Stato di intervenire sulla libertà degli artisti 

Dario Franceschini, sul decreto del 5 aprile

Si comprende finalmente che l’arte non ha nulla a che vedere con il buon costume, o le belle apparenze. L’arte è propria dell’artista, del suo stato d’animo, ed è il mezzo più antico con cui l’uomo si realizza e si esprime. E sottoporla a censura è come mettere un freno ai pensieri e un bavaglio alle parole: inumano. 

L’Italia regala così un bel sospiro di sollievo agli artisti della pellicola, che d’ora in poi potranno dormire sogni tranquilli, lontani dall’incubo, ormai passato, della censura cinematografica.