di Cristina Milanese

La pace è finita. O forse, nella sostanza, non c’è mai stata. Resta di fatto che ciò a cui stiamo assistendo ha solo un nome: guerra. Le truppe russe che sino a pochi giorni fa si “limitavano” ad accerchiare minacciosamente l’Ucraina hanno “oltrepassato il Rubicone” nella notte del 24 febbraio, iniziando la marcia verso la capitale Kiev.
È accaduto ciò che a tanti sembrava impensabile, e perciò, per capirne le ragioni, è necessario avere una panoramica generale sullo scenario russo-ucraino.

Gli antefatti

La crisi tra Russia e Ucraina non è nata ieri, ma è il risultato di scontri e contrasti che vanno avanti dal 2013.
Quell’anno vide scoppiare violenti manifestazioni pro-europee, conosciute come Euromaidan, dopo che il presidente Viktor Janukovyč rinviò la firma dell’Accordo di associazione tra l’Ucraina e l’Unione Europea, sotto forte pressione economica della Russia. Queste proteste sfociarono nella rivoluzione ucraina del 2014 che portò alla destituzione di Janukovyč, fuggito da Kiev, e alla formazione di un nuovo governo, subito riconosciuto da Europa e Stati Uniti, ma non dalla Russia.

Come in una reazione a catena, la nascita di questo governo alimentò atteggiamenti separatisti in regioni prevalentemente di etnia russa; tra queste vi era la Crimea, annessa alla Federazione Russa, a seguito del referendum del 16 marzo 2014, come Repubblica Autonoma della Crimea. La sua annessione non è stata mai riconosciuta dall’ Ucraina poiché, assieme a ONU, UE e USA, ritiene il referendum illegale. Allo stesso modo le regioni di Donec’k e Luhans’k si sono dichiarate Repubbliche Indipendenti, ma l’Ucraina le considera organizzazioni terroristiche.

Cosa c’è sotto?

È proprio da questo territorio, il Donbass, che parte l’offensiva russa dei giorni scorsi. Putin riconosce l’indipendenza delle repubbliche secessioniste e vi invia guarnigioni militari con la giustificazione di svolgere “funzioni di mantenimento della pace”. Le truppe russe però entrano in un territorio ucraino de iure: bombardano e preparano l’assalto a Kiev.

fonte: ISPI

Cosa vuole Putin? Di certo non vuole che l’Ucraina entri a far parte della NATO in futuro. Per il Cremlino questa opzione rappresenterebbe una potenziale minaccia: la Russia perderebbe quello Stato “cuscinetto”, neutrale sullo scacchiere delle alleanze geopolitiche, qual è l’Ucraina, trovandosi sotto casa gli Americani. Putin è irremovibile su questo punto: infatti, nella fase dei tentativi diplomatici delle scorse settimane, aveva chiesto agli Stati Uniti di mettere nero su bianco che l’Ucraina non farà mai parte della NATO. Questa ha messo le mani avanti rispondendo che la scelta di avanzare una richiesta di adesione al Patto Atlantico sta alla sovranità dei singoli Stati.

La situazione è poi precipitata tragicamente. Il presidente Zelens’kyj chiede un intervento concreto e deciso dell’Occidente, mentre esorta i suoi concittadini ad armarsi autonomamente per difendersi. Immagini di piazze vuote, “riempite” solo dalla cantilena inquietante degli allarmi; testimonianze di giornalisti e inviati che lasciano trapelare la paura per quello che verrà; video di famiglie con i loro bambini che cercano rifugio sotto le metro e scantinati di scuole riorganizzati in ospedali. Tutto questo è agghiacciante, lascia increduli, mette paura. Paura di rivivere un incubo. Speriamo solo di svegliarci presto.

Immagini satellitari che raccontano i bombardamenti (da tgcom24.mediaset.it)
fonte: ispionline.it