di Lidia De Nuzzo

La pandemia è ormai vista dalla maggior parte della popolazione come un grande limite. Le interazioni sociali e l’approccio con il mondo esterno risultano essere estremamente limitati. Tutto ciò scaturisce nella maggior parte dei soggetti neuro tipici un forte senso di disagio e di ansia.

La quarantena, al contrario, per i soggetti affetti da autismo diventa l’idealizzazione di una realtà estremamente confortevole. Il distanziamento sociale, il bassissimo impatto sensoriale dovuto al fermarsi delle automobili, dei rumori, la diminuzione dello stress emotivo-sociale, hanno contribuito notevolmente a concretizzare questa visione.  

Per i soggetti a sviluppo atipico questa realtà alterata è sfociata in un notevole senso di benessere. Quest’ultimi sono da sempre abituati a convivere con una quotidianità modellata sulle esigenze dei soggetti neuro tipici. Oggi dunque, con un forte senso di nervosismo, siamo noi a convivere in uno stile di vita per loro ottimale.

Allo stesso modo la DAD ha premesso a bambini e ragazzi neuro diversi di incrementare il livello cognitivo e di attenzione. Si registrano dunque notevoli miglioramenti nel rendimento scolastico. La possibilità di effettuare le lezioni scolastiche in un ambiente confortevole come la propria casa alimenta la serenità dallo studente. Strutture di apprendimento collettivo, nel quale sono concentrati un ampio numero di studenti e rumori alimentano episodi di crisi e distrazione. I genitori di questi soggetti, presa visione del notevole senso di serenità e spensieratezza dei ragazzi, hanno proposto per i loro figli la soluzione dell’homeschooling.

La richiesta di questa modalità didattica per tutto il percorso scolastico del ragazzo è il frutto della disinformazione e dell’inabitabilità della scuola per coloro affetti da autismo. Si spera dunque che in un futuro la scuola pubblica possa essere informata e formata in materia di autismo. In tal modo le discriminazioni e il senso di diversità verrebbero notevolmente ridotti.