di Lidia De Nuzzo
Etica e genetica: condanna o progresso
Quest’anno, nei suoi primi due incontri, il circolo culturale del Liceo De Giorgi, La Bottega di Holden ,ha affrontato il tema dell’ingegneria genetica, soffermandosi in particolare sui più recenti progressi nel campo della modifica del genoma. Una recente tecnologia, chiamata CRISPR-Cas9, permette ai genetisti di intervenire con precisione sui singoli filamenti di DNA, rendendo potenzialmente possibile sviluppare cure efficaci per le più disparate malattie genetiche. Tuttavia la tecnologia pone interrogativi etici senza precedenti: se mal utilizzata potrebbe infatti causare gravi danni sia all’individuo che alla comunità. L’ingegneria genetica rappresenta dunque una dannazione o una benedizione per il nostro tempo?
Da un lato, vi sono i sostenitori di CRISPR-Cas9, i quali portano all’attenzione del pubblico e degli esperti di bioetica i passi da gigante che si potrebbero compiere grazie a un’impiego esteso di questa tecnologia. Sostengono infatti che sarebbe possibile eradicare alcune fra le malattie più invalidanti e letali del nostro tempo, fra cui l’anemia falciforme, la fibrosi cistica, la sindrome di Down e molte altre. Si sottolinea inoltre che impedire lo sviluppo di terapie per malattie così terribili, sulla base di timori ideali e non fondati su basi scientifiche, costituisca una grave contraddizione etica di per sé.
Tuttavia, in molti sostengono che la nostra conoscenza della genetica sia ancora troppo embrionale per consentirci di modificare la natura senza la certezza che ciò non abbia effetti indesiderati nel lungo periodo. In particolare bisognerebbe guardarsi dalla modifica dei gameti (le cellule sessuali), poiché sussiste il pericolo che i mutamenti artificiali si propaghino incontrollati nella popolazione umana. Un altro interrogativo etico su cui da lungo tempo si discute è il pericolo rappresentato dalla possibilità di selezionare le caratteristiche dei neonati prima della nascita, che in un futuro potrebbe portare alla mercificazione della persona umana, riducendola a un semplice bene d’acquisto.
Appare dunque ovvio come i travolgenti sviluppi degli ultimi anni nel campo delle scienze biologiche abbiano colto impreparate entrambe le parti, ponendo in essere legittimi interrogativi sul ruolo dell’uomo nel mondo e sui suoi limiti da un lato; stimolando però dall’altro l’empatico desiderio di far terminare la sofferenza e l’emarginazione che molte condizioni impongono.
La Bottega di Holden.