di Maria Grazia Leone

The Hate u give di Angie Thomas è stato definito da John Green un classico del nostro tempo. Si tratta di un romanzo per ragazzi, ma è sicuramente adatto ad ogni fascia d’età. Distribuito da Giunti Editore nel 2017, ha ispirato l’omonimo film del 2018, diretto da George Tillman Jr.
Questa lettura apre ai più giovani una finestra sul mondo odierno, teatro di discriminazioni e violenze legate al razzismo che affonda le sue radici in tempi antichissimi.

Starr è una giovane ragazza afroamericana che vive tra due mondi. Il suo è un quartiere di colore, Garden Heights, mentre la sua scuola è una scuola prestigiosa, frequentata da bianchi perlopiù ricchi, una realtà che non rispecchia la sua, nella quale invece imperversano violenza e rivalità tra gang.
Starr sente di non essere la stessa persona in due contesti così differenti e ciò la porta ad una condizione di disagio. Ritenuta diversa sia dai compagni di scuola sia dagli abitanti del quartiere, si sente se stessa solo in compagnia di poche amiche e del suo ragazzo Chris, nonostante le sue costanti paure e insicurezze.

Durante una festa nel suo quartiere, incontra dopo anni uno dei suoi più cari amici, Khalil, che le offre un passaggio di ritorno. La vita di Starr cambierà completamente quando durante un controllo della polizia che interrompe il loro il tragitto verso casa, Khalil verrà ucciso con un colpo di pistola da un poliziotto bianco per un movimento troppo brusco, che aveva insospettito l’agente. Si trattava in realtà di un gesto di rassicurazione per Starr.

È così che inizia la lotta di Starr, che dopo un iniziale periodo di silenzio decide di far giustizia a Khalil e, mettendo a rischio la sua vita e quella della sua famiglia, si fa portavoce delle discriminazioni che la sua comunità è costretta a subire. Garden Heights diventa così il suo campo di battaglia, nel quale combatte rischiosamente con coraggio e determinazione.

Il racconto di Angie Thomas non è paradossale, al contrario è una storia esemplificativa dei numerosi casi simili che si verificano ogni giorno nel mondo.

Basti pensare al Black lives matter, un movimento attivista internazionale che combatte il razzismo e che dopo la morte di George Floyd, avvenuto a Minneapolis, il 25 maggio 2020 ha dato vita ad una delle più significative proteste che ha raggiunto ogni parte del mondo. A pochi giorni fa risale la notizia della condanna dell’agente responsabile dell’omicidio.

Episodi drammatici come quello di Floyd e Khalil sono sempre più frequenti e spesso sono legati proprio agli abusi della polizia.
Non di rado viene fatta emergere l’abissale differenza di trattamento riservato in base al colore della pelle.
Lo slogan Abolish the police fa riferimento proprio alla brutalità della polizia americana e ai numerosissimi reati di cui si è macchiata, provocando maggiormente vittime di colore.

La lotta contro il razzismo e le discriminazioni dura da tempo e non ci è dato sapere quando terminerà.

Eppure credo che un giorno le cose cambieranno. Come? Non lo so. Quando? Non ne ho idea. Perché? Perché ci sarà sempre qualcuno a lottare. E forse ora tocca a me.

Le parole di Starr invitano alla riflessione e la sua lotta rappresenta quella di chi si batte ogni giorno per l’uguaglianza.