di Siria Calcagni

Nel loro ultimo giorno gli studenti del Liceo Scientifico “De Giorgi” di Lecce si sono svegliati molto presto (forse è meglio dire che sono scesi dal letto, per lo svegliarsi, poi… nda), nonostante la serata danzante insieme con i colleghi di Procida, hanno fatto colazione e si sono diretti stipati nei mini-taxi al porto per prendere il traghetto che li ha portati barcollanti sino al porto di Pozzuoli.

Scaricate tutte le vettovaglie nel pullman sono andati a Napoli per visitare il museo del MANN (Museo Archeologico Nazionale di Napoli)

Il museo ospita innumerevoli opere, dipinti, sculture, mosaici, oggetti risalenti a vari periodi storici. Molti sono rimasti sotto choc per aver visto ogni tipo di opera d’arte, da quella più minuta a quella più esagerata. Ma si sa, come diceva quel tale: le dimensioni non sono importanti. Per la sua vastità il Museo sembrava quasi un labirinto tanto che i nostri eroi hanno rischiato la sindrome di Stendhal. Ogni volta terminata la visita di una stanza come Teseo cercavano di trovare la via d’uscita, ma si ritrovano in quella successiva, prigionieri come l’abate Faria.

Sazi nella mente, ma digiuni nello stomaco, appena “liberati” si sono diretti in pizzeria e hanno potuto assaggiare finalmente la vera pizza napoletana, tanto attesa.

Dopo pranzo tra una chiacchiera e l’altra hanno proseguito, più veloci di Willy Coyote, verso piazza Dante in mezzo alla calca prefestiva, scendendo giù da via Toledo fino alla Galleria Umberto I e al teatro San Carlo. 

Lì ad attenderli c’era il pullman che a motori accesi era pronto a riconsegnare gli studenti alle proprie famiglie.

Nella città partenopea hanno lasciato il desiderio di un caffè al Gambrinus insieme al commissario Ricciardi, o di un cornetto apotropaico preso in via san Gregorio Armeno, o di una sgommata a tre senza casco su una moto nei quartieri Spagnoli. Alcuni si sono accontentati di una maglietta del Napoli Calcio ancora senza quel coso di tre colori… che non si può nominare, giusto per rimanere in linea con la tradizionale scaramanzia locale.

Con gli occhi inumiditi per ciò che hanno rappresentato questi giorni, oltre i finestrini hanno visto allontanarsi il Maschio Angioino, poi quel palazzo rosso che come una lingua va verso… il mare fore.

Lentamente, l’uno dopo l’altro, tutti o quasi… si sono mpapagnati sognando Procida… isola ridente, lì il candore e lo splendore lo trovate a tutte le ore; questo lo dico perchè Procida è la più perfetta isoletta che c’è. 

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