di Michele Romano –

Se faccio un errore sono il primo ad ammetterlo. Ma io non ne faccio”, è con questa frase che si può comprendere e riassumere la grandezza della figura storica di Napoleone Bonaparte. Il film diretto da Ridley Scott narra della vita del generale francese, interpretato da Joaquin Phoenix, partendo dall’esecuzione della sovrana Maria Antonietta fino all’esilio sull’isola di Sant’Elena. 

Il film, dal punto di vista scenografico e fotografico, è un lavoro ben riuscito, ma pecca di fedeltà storica. In primo luogo, la prima scena della decapitazione è inaccurata, perché il condottiero francese non si trovava fisicamente a Parigi in quanto impegnato nell’assedio di Tolone; così come non è mai accaduto che la Grande Armée abbia preso a cannonate le piramidi durante la campagna d’Egitto. Ma la mancanza più grave commessa dal regista è stata quella di omettere completamente la Campagna d’Italia, che di fatto lanciò il mito di Napoleone come “arbitro” di “due secoli”. 

Ciò che ha deluso tutti coloro che si aspettavano un colossal sull’epopea napoleonica, è il peso eccessivo dato nella narrazione al rapporto con la moglie Giuseppina di Beauharnais, rapporto che offre un’immagine impietosa del condottiero francese, ridotto a un soggetto meschino, ridicolo e manipolato. Piuttosto efficace, invece, la resa delle battaglie, che sembrano realistiche e fanno immedesimare nella tensione, come nel testa a testa tra Napoleone e il duca di Wellington nella battaglia di Waterloo.

Il film risulta deludente nonostante l’eccellente comparto tecnico, questo perché l’aspetto storico viene trascurato.