Nella mattinata di sabato 7 aprile nell’aula magna della sede di via Pozzuolo si è svolto l’incontro Cristiani perseguitati nel mondo.

Questo incontro ha dato la possibilità ad alcuni ragazzi delle quinte classi di ascoltare relatori con esperienze di vita molto importanti. L’incontro promosso dalla Fondazione   Aiuto alla Chiesa che soffre, che si occupa di aiutare tutti quei popoli perseguitati in varie parti del mondo, per questioni religiose. Il primo ospite è Padre Antoine, il quale ha portato la sua testimonianza diretta su come si possa essere oggi discriminati a causa della propria scelta di fede. Di fatto lui, egiziano, grazie alla propria esperienza ha avvicinato gli studenti a realtà che tante volte sembrano molto lontane, quando invece sono a pochi chilometri, sull’altra sponda del  Mediterraneo. Ha raccontato di quando appena all’età di 7 anni si è vista precludere l’ammissione nella selezione nazionale di pallavolo, perché tradito dal proprio nome che ha tradito la sua appartenenza alla sua religione. Purtroppo la maggior parte delle volte quando si sente di discriminazioni su base religiosa si tende ad andare molto indietro nel tempo e nello spazio: P. Antoine ha dimostrato che non è sempre così; di fatto la situazione in Egitto sta cambiando solo in parte negli ultimi anni poiché è stato permesso ai cristiani di eleggere  un rappresente in Parlamento, nonostante la religione occupi una posizione considerevole (10%) tra la popolazione egiziana. Il secondo relatore è il giornalista Gian Micalessin, noto inviato di guerra, autore di numerosi documentari e autore di vari libri. Nel suo intervento si è concentrato  sul suo reportage sulla situazione dei cristiani in Siria. Ha sottolineato come nel 2012 ha sentito il bisogno di partire per la Regione mediorientale, poiché, dalle poche  informazioni che arrivavano in Occidente, avvertiva la mancanza di un pezzo di puzzle che non veniva raccontato. Di fatto durante il primo periodo della guerra siriana il quadro era dipinto con la più classica divisione netta tra cavalieri bianchi da una parte e quelli neri dall’altra, senza considerare le sfumature. Così Gian Micalessin ha deciso di partire per raccontare quelle sfumature dimenticate. In particolare la domanda che  è stata: “Dove son finiti i cristiani?”, là nel luogo dal quale il cristianesimo ha iniziato a diffondersi verso l’occidente. In quel momento l’unica cosa che si diceva dei cristiani era che fossero una voce complice del regime, ma ad Aleppo i cristiani a Micalessin dichiarano che loro sono una sorta di diga contro gli integralisti islamici che si presentano come i liberatori, ma che in realtà fanno strage di civili e perseguitano i cristiani, come dice il vescovo dei caldei in Siria “la religione è una questione di vita o di morte”. La testimonianza forse più toccante è stata quella del reportage a Maalula, un piccolo paese abitato unicamente dai cristiani, assediato nel 2013 dei ribelli che tengono sotto ostaggio le suore del santuario di Santa Tecla e gli orfani, nel monastero che si trova sopraelevato rispetto al villaggio. In quella situazione le Suore non smettono neanche un secondo di sperare in Dio; nel frattempo il santuario viene circondato dai ribelli e appena cala la sera i combattenti di Maalula e il giornalista ritornano al villaggio aiutati dal buio e dall’icona di Santa Tecla. Loro riescono a salvarsi e una volta giunti nella piazza del villaggio il comandante prese l’immagine di Santa Tecla che gli era stata data dalle suore dicendo: “Vedi questa Santa cristiana ha protetto sia te che sei cristiano, sia me che sono musulmano”.