Tutti noi abbiamo sentito parlare almeno una volta della Shoah, spesso parlando della Seconda Guerra Mondiale.

Quasi sempre, però, noi italiani ed in particolare noi salentini consideriamo questo argomento lontano dalla storia del nostro territorio, associando queste tematiche al nazismo e ai campi di concentramento in Polonia. Molti infatti non sanno che anche in Italia sono stati costruiti ghetti e campi di concentramento, anche se meno conosciuti e importanti di quelli tedeschi o polacchi. Ne è un esempio il campo della “Risiera di San Sabba”, costruito nei pressi di Trieste nel 1913 e utilizzato dal 1943 per lo smistamento degli ebrei italiani e stranieri verso Nord e per la reclusione dei prigionieri ritenuti più pericolosi. Per quanto riguarda i ghetti italiani, cioè quei quartieri in cui venivano rinchiusi gli ebrei in attesa di essere trasferiti nei campi di concentramento, non possiamo non citare il ghetto di Roma, che il 16 ottobre 1943 fu teatro di un rastrellamento di ben 1200 ebrei, di cui solo 16 fecero ritorno nella capitale alla fine della guerra. Anche il nostro Salento ha visto la presenza di molti ebrei nel corso della sua storia, sia nella città di Lecce che nel territorio circostante. Le testimonianze parlano di una numerosa comunità di ebrei salentini fino al 1500. Nel 1541, infatti, l’Imperatore Carlo V d’Asburgo, fortemente cattolico, ordinò l’espulsione di tutti gli ebrei dal Salento, nonostante essi fossero stati, soprattutto sotto Maria d’Enghien una comunità molto rispettata. Residui dell’antica presenza ebraica a Lecce si possono ancora oggi notare vicino alla Basilica di Santa Croce, dove vi sono tre vie che ricordano l’antica comunità ebraica: Via Abramo Balmes, importante medico ebreo del Medioevo, Via della Saponer, chiamata così in quanto luogo dove gli ebrei lavoravano il sapone, e Via della Sinagoga, sulla quale si affaccia un’ex sinagoga. Altre testimonianze più recenti risalgono al secondo dopoguerra, quando nel Salento furono costruiti ben 4 campi di ricollocamento degli ebrei sopravvissuti ai campi di sterminio. Essi si trovavano a Tricase, a Santa Maria al Bagno, a Santa Cesarea Terme e a Santa Maria di Leuca. Erano chiamati “Le Tre Sante” ed erano gestiti dall’UNRRA, organizzazione americana che aveva scelto queste località per la presenza di numerose ville estive, poi trasformate in alloggi per gli ebrei. In questi campi vi era tutto ciò che potesse servire ad una persona, dalle scuole ai campi da calcio agli ospedali. Vi erano anche dei luoghi di riunione, come la cosiddetta “Casetta Rossa”, famosa per i tre affreschi del pittore ebreo Miller. Questi campi furono inoltre un esempio straordinario di integrazione fra la gente del posto ed i nuovi arrivati, esempio di cui noi Salentini dovremmo andare fieri,  ma che spesso viene putroppo dimenticato.