Dall’incontro, con la nota scrittrice e psichiatra Rita El Khayat, organizzato all’interno del Progetto Cultura-Mondo, sono emersi numerosi argomenti riguardanti la migrazione, vivacemente discussi.

L’ospite, di origine marocchina poi naturalizzata francese, ha saputo catturare l’attenzione degli studenti, raccontando gli avvenimenti che spesso ha vissuto in prima persona e che fanno parte della sua esperienza. Rita ha parlato dell’origine della migrazione, collocabile nel XV secolo e caratterizzata da spostamenti dall’Africa verso l’Europa, che hanno dato vita ai primi fenomeni di schiavitù e colonialismo. Ha colpito il paragonare i migranti ad alieni, ovvero esseri di natura e origine diversa dalla nostra i quali, una volta approdati nei nostri territori, si trovano spesso ostacolati nell’integrarsi a causa della loro etnia. Ma la loro etnia è da considerarsi davvero una causa? Questo lo spiega Rita, affermando che la risposta, in realtà, è in ognuno di noi: accogliere un migrante significa prima di tutto accettate la sua presenza in me e considerarlo parte della società. Viceversa, rifiutarlo vorrà dire ritenerlo diverso, non accoglierlo prima in noi stessi e poi nella società.  Un’altra affermazione che ha permesso di riflettere a fondo su episodi quotidiani, ma che spesso si tende a tralasciare, è proprio questa: “l’immigrazione rimpiazza la guerra, oggi siamo nemici sullo stesso suolo“. Può essere considerata la sintesi della quotidianità e descrive a pieno parte delle guerre che sono oggi protagoniste nello scenario politico. Dunque, l’immigrazione è da considerarsi la nuova guerra, una guerra però tra una popolazione dentro un’altra. Ma alla fine, quanti accolgono veramente i migranti? Rita parla, facendo riferimento ad un suo libro, dei domestici, gran parte delle volte stranieri, che lavorano, o meglio servono, le famiglie più ricche. Si è davvero sicuri di aiutarli così? Ebbene no. La scrittrice parla proprio di un esempio di razzismo che, in questo caso, tende a considerare di livello inferiore queste persone. Propone all’attenzione società che invece permettono ai migranti di imparare la lingua, fondamentale per relazionarsi con il prossimo, conoscere il territorio e apprendere una nuova cultura. Rita El Khayat, infine, ha raccontato intensamente la sua lotta continua prima per le donne, spesso sfruttate o costrette a rinunciare alla loro tradizione. Il suo spirito, complessivamente, e il suo chiaro riscatto per i diritti di quelli che chiamiamo migranti, ha stupito e ha permesso di imparare che non esiste differenza di colore ma solo di pensiero.