di Alfredo Celentano

Era il 5 ottobre del 2004 quando in Giappone, precisamente su Tv Tokyo, andava in onda il primo episodio dell’adattamento animato di Bleach: il manga scritto da Tite Kubo. La prima volta fu pubblicato sulla storica rivista Weekly Shonen Jump il 7 agosto 2001. Tornando alla serie animata, il successo fu enorme e, dopo sedici stagioni, si è finalmente (e tristemente) messa la parola fine su questa serie leggendaria. Ma quindi, perché l’opera è così acclamata al punto da ricevere anche numerosi premi? 

Il primo punto a favore è sicuramente la semplicità della trama che la rende accessibile anche a coloro che hanno iniziato da poco a vedere i prodotti dell’animazione giapponese. La storia, infatti, narra la vita di Ichigo Kurosaki, un ragazzo gentile ma dal grilletto facile, che riesce a vedere gli spiriti. Ma a cambiare la sua vita sarà l’incontro con Rukia Kuchici che, nel momento del bisogno, cederà i suoi poteri a Ichigo per salvare la sua famiglia. Da quel momento, Ichigo diventa ufficialmente uno Shinigami (dio della morte) incaricato di proteggere il mondo dagli Hollow, spiriti demoniaci rappresentanti le anime umane corrotte. 

A dare man forte a una trama, a mio parere, interessante, sono i riferimenti alla cultura occidentale (molti personaggi hanno una forte visione filosofica, soprattutto superomistica e platonica), che hanno facilitato l’apprezzamento dell’opera anche a coloro che non sono appassionati di serie animate.

La fascia di età che ritengo più idonea alla visione è quella tra i tredici e i sedici anni, per via di alcune scene molto esplicite ma anche molto ben costruite. 

Voto complessivo: 9/10