Calvino, con il romanzo “Il sentiero dei nidi di ragno” del 1947, ci prefigura la lotta partigiana ai tempi della Resistenza come percorso collettivo di riscatto umano dalle umiliazioni, dallo sfruttamento, dall’oppressione.

“Il significato della lotta, il significato vero, totale, al di là dei vari significati ufficiali è una spinta di riscatto umano, elementare, anonimo, da tutte le nostre umiliazioni: per l’operaio dal suo sfruttamento, per il contadino dalla sua ignoranza, per il piccolo borghese dalle sue inibizioni

Per Pin, lottare, non è stata una libera scelta… in fin dei conti è solo un
bambino sfacciato ed insolente, fragile ma tanto forte, che si ritrova sommerso in qualcosa di grande che non conosce, non comprende…ma a Pin questo non importa: lui desidera lottare con tutte le sue forze contro il mondo degli adulti, coloro che lo hanno da sempre deriso ed umiliato.
Ed è proprio grazie agli adulti che Pin tanto “odia” che si arruolerà involontariamente come partigiano, a causa del furto di una pistola ad un soldato tedesco. Da qui il desiderio di riscatto travolgerà l’animo di Pin e sarà l’unica favilla a mantenere vivo in lui il fuoco della redenzione.

Il sentiero dei nidi di ragno si inserisce nel clima neorealista sia per il suo tema, ossia la guerra partigiana, che per il suo essere, «un libro nato anonimamente dal clima generale di un’epoca». Lo scrittore sente la necessità di raccontare “la voce anonima di un’epoca” e di avere la possibilità di ricostruire il mondo come lo si vuole.

Il racconto è infatti un invito a non arrendersi, a lottare nonostante tutto, a non isolarsi nel pensiero unico, a combattere contro le ingiustizie e la miseria, a condurre con orgoglio le battaglie che si intraprendono quotidianamente come piccoli pezzi di storia, per creare una pagina di un libro di cui andare veramente fieri… una pagina svincolata da tutte le proprie frustrazioni e paure, per arrivare alla libertà, “alla meta ultima dell’uomo: non avere paura”.