di Federica Miglietta

A quattordici anni si piange spesso, di gioia o di dolore, non importa. Le lacrime non si distinguono, e la vita è talmente tenera da sciogliersi come cera al fuoco che sbuccia una bambina e scopre la donna

Alessandro D’Avenia, Cose che nessuno sa

Cose che nessuno sa è il secondo romanzo di Alessandro D’Avenia insegnante di lettere al liceo e sceneggiatore.

Largo ai sognatori, chi legge Cose che nessuno sa è costretto ad abbandonare il cinismo per immergersi nella visione piena d’amore che l’autore ha per la vita.

Margherita è una quattordicenne che sta per affrontare l’avventura del liceo, ma quando scopre che suo padre l’ha abbandonata il suo mondo sembra vacillare. Accanto a lei restano la madre, fortemente provata dall’evento, il fratello minore amante del disegno e nonna Teresa. Nuovi incontri si faranno spazio nella sua vita, come quello con Marta (una ragazza stravagante ed entusiasta), Giulio (un ragazzo misterioso dallo sguardo di ghiaccio) e l’insegnante di italiano.

Trama a parte il romanzo è colmo di punti deboli: scrittura pesante, piena di artifici retorici, similitudini quasi forzate. L’autore sembra voler dare sfoggio delle sue capacità, senza dubbio ottime, in modo eccessivamente teatrale e innaturale. La sua idealizzazione della realtà, inoltre, risulta eccessiva, esageratamente melensa ed in alcuni punti quasi banale.

Perché dunque leggerlo?

Perché, nonostante questi difetti, offre ottime possibilità di riflessione e soprattutto risveglia la capacità di vedere la meraviglia nell’imperfezione e nelle difficoltà.

Non è solo la protagonista del romanzo ad avere 14 anni, ma l’intera anima del libro appare filtrata dall’entusiasmo tipico di chi è pronto ad avventurarsi nel magnifico viaggio dell’adolescenza.

“Il romanzo del liceo” potrebbe essere definito, leggendolo infatti è facile rivivere gli anni della protagonista e ritrovare dentro di sé anche dei lati che fanno quasi provare imbarazzo ora che si è cresciuti.

Alessandro D’Avenia racconta l’adolescenza nella sua semplicità: tramite le prime esperienze, il primo amore, l’amicizia, la famiglia, la quotidianità. E non importa se l’autore risulta quasi “ridicolo” dopotutto chi a 14 anni non lo è stato almeno una volta? Il bello è anche questo.

Molto interessante la riflessione sul dolore, come la lacrima di un’ostrica diventa perla, così la sofferenza ci offre nuove consapevolezze e opportunità.

Questa è l’unica ragione per cui scrivo: perché amo la vita, comprese le sue ombre. Se anche solo un lettore la amasse un po’ di più grazie a queste pagine sarei soddisfatto

Alessandro D’Avenia

Questo è ciò che scrive D’Avenia nei ringraziamenti, obbiettivo, direi, decisamente raggiunto.

Una valutazione? 7/10