di Martina Monte –
La produzione di romanzi, sin dalle sue prime forme, permette grazie allo strumento della traduzione l’incontro tra popoli. Il romanzo è infatti il mezzo migliore per la condivisione di cultura, tradizioni e verità storiche.
Questo merito gli è stato riconosciuto solo recentemente, quando i critici hanno iniziato a leggere i romanzi con occhi diversi. Non sono, infatti, soltanto la superficiale celebrazione delle passioni e la narrazione di sentimenti, ma un implicito spiraglio sulle condizioni sociali, politiche ed economiche del periodo in cui sono prodotti.
Questo aspetto è una caratteristica fondamentale rilevabile anche nelle primissime forme di scrittura, che collocano l’individuo all’interno dei rapporti sociali, proponendo un’analisi relazionale tra le classi.
L’importanza del romanzo è anche nella ricostruzione di una veridicità dei fatti storici, non più raccontati dalle voci delle nazioni, ma ricavati da una serie di prospettive generate da situazioni e modelli di vita diversi.
In questa direzione, i romanzi di autori stranieri contribuiscono a darci una visione più dettagliata della loro realtà rispetto all’interpretazione della cultura occidentale. Si pensi alla sorprendente capacità di alcuni autori di raccontare gli eventi del periodo post- coloniale.
È una letteratura che prende spesso ispirazione dalle vicende più intime e drammatiche di protagonisti che hanno vissuto in prima persona esperienze traumatiche che affidano al racconto. Nascono così i “black writers”, testimoni di storie e autori di pagine intense. generate però dal contesto in cui vivono, espresse nella forma più fruibile per gli altri, ovvero il romanzo.
Il nostro accesso a questa preziosa fonte di conoscenza è possibile grazie all’impegno dei traduttori, il cui obiettivo è destinare a noi lettori un prodotto che rispecchi a pieno le intenzioni originali dell’autore, permettendoci di cogliere le piccole sfumature di significato della lingua originale.
Questo processo instancabile mette il traduttore di fronte a una scelta difficile: sacrificare la forma per mantenere il contenuto, modificare il significato per rispettare la musicalità e gli intenti dell’autore o omettere passaggi “intraducibili”, reinventando creativamente. Un buon traduttore riesce a effettuare un connubio tra queste soluzioni, arrivando a un prodotto di alto livello.
La traduzione favorisce una modalità di approccio all’ altro” che porta a dubitare delle proprie certezze, permettendo di vedere le cose da un altro punto di vista. Possiamo dire che la traduzione è importante perché crea” ponti di comunicazione” e contatti tra culture, contribuendo all’interazione culturale in vari ambiti.
In questo senso esemplificativo è un episodio ripreso dalla tradizione biblica, quello della Torre di Babele e della punizione divina di confondere le lingue. Un’interpretazione alternativa e interessante proposta da diversi intellettuali è che più che una punizione, la confusione linguistica della Torre di Babele sia stata un’opportunità che ha portato alla nascita di culture, abitudini e lingue, ognuna con le sue particolari caratteristiche da scoprire e condividere. L’incontro tra queste diverse culture porta l’individuo e l’umanità in un cammino comune verso la conoscenza e la multiculturalità.