di Veronica Capone

In occasione della Giornata della Memoria , il nostro giornale riserva uno spazio ad alcuni lavori sul tema dell’Olocausto . 
Le riflessioni sono scaturite dalla lettura del breve racconto “L’amico ritrovato” di F.Uhlman, pubblicato nel 1971, ma ambientato nella Germania nazista del 1933.

I protagonisti della storia sono due sedicenni, Hans e Konradin.  Il primo è figlio di un medico ebreo, il secondo è l’illustre discendente della nobile stirpe dei  Von  Hohenfels.
I due ragazzi sono amici inseparabili, nonostante il diverso orientamento politico, religioso e culturale delle loro famiglie.
Hans, per evitare la deportazione, si trasferisce in America e , dopo trent’anni, verrà a sapere che Konradin è stato giustiziato per aver partecipato ad un complotto contro Hitler.

“Ho tutto quello che ci vuole: un appartamento che si affaccia sul Central Park, delle automobili, una casa di campagna, senza contare che sono socio di parecchi club ebraici e via dicendo. Ma io non la penso così. Non ho mai fatto quello che mi sarebbe piaciuto fare: scrivere un buon libro e un’unica bella poesia. All’inizio mi mancava il coraggio di mettermi all’opera perché non avevo soldi, ma ora che i soldi li ho, il coraggio mi manca ugualmente perché non ho sufficiente fiducia in me. È per questo che, in fondo al cuore, mi considero un fallito. Non che questo importi molto. Sub specie aeternitatis tutti noi, senza eccezione, siamo dei falliti. Non ricordo più dove ho letto che “la morte intacca la nostra fiducia nella vita mostrandoci che, in fin dei conti, tutto è ugualmente futile se visto in rapporto alle tenebre che ci attendono”. 

L’amico ritrovato; F. Uhlman

L’amico ritrovato è stato definito come un capolavoro minore, breve ma intenso che   racconta la storia di un’amicizia tra due adolescenti: Hans, di origini ebree, e Konradin, di origini nobili. Questo rapporto fortissimo, che si creerà tra i due, sarà destinato a deteriorarsi sempre di più, a causa dell’ascesa al potere di Hitler. 

Non è stato semplice, per me, selezionare un singolo passo, in quanto ogni istante della storia mi ha colpito in maniera diversa. Tuttavia, la mia scelta, è ricaduta sul passaggio forse più introspettivo e drammatico di questa vicenda. Hans è ormai un uomo realizzato, vive in America e gode anche di un particolare prestigio; nonostante questo, però, lui si dichiara un fallito, insoddisfatto e mai completamente felice. Questa condizione, che lui vive a causa della profonda ferita dovuta all’Olocausto, rappresenta, dal mio punto di vista, una delle paure maggiori soprattutto degli adolescenti. Il costante timore di non riuscire a raggiungere la felicità, di non realizzare i propri sogni e di conseguenza condurre una vita che non ci appartiene, è una preoccupazione di tutti noi. Secondo la mia opinione, l’autore Fred Uhlman è riuscito a descrivere alla perfezione questo senso di fallimento e delusione. Ha utilizzato, infatti, un linguaggio molto pacato, freddo quasi distaccato, il ritmo della narrazione è molto lento ricco di riflessioni e frasi molto personali. 

La struttura sintattica è lineare, dunque scorrevole, caratterizzata, talvolta, da farsi brevi e concise che aumentano ancora di più quel rancore che Hans non vuole mai mostrare esplicitamente. Il tono di questo passo è molto drammatico, triste e nonostante la sua brevità affronta altri temi importantissimi come quello del coraggio e quello della morte. Hans afferma di non avere il coraggio di scrivere delle poesie a causa della poca fiducia che ha in se stesso; questa frase mi ha colpito moltissimo, in quanto ritengo che, innumerevoli volte ognuno di noi non ha voluto iniziare o portare a termine qualcosa a cui teneva particolarmente per l’assidua paura di non essere mai abbastanza. L’ultimo periodo del passo riguardante la morte, mi ha portato a riflettere moltissimo, in particolare sull’aggettivo futile. In parte è vero che la vita appare quasi irrilevante in confronto alle tenebre ma credo che, nonostante tutto, deve essere vissuta al massimo senza sprecare un singolo momento. Forse è solo così che potremo raggiungere la felicità.

Sullo stesso tema:
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