di Anna Paola Piccinno, Anna Giliberti, Martina Mariagiulia, Lin Melissa e Longo Beatrice –

Il quarto giorno a Cracovia è iniziato con una sveglia che ci ha messo a dura prova.
Ci siamo subito diretti verso il quartiere di Podgórze, luogo dove era stato costruito il ghetto ebraico durante l’occupazione nazista, attivo dal 1941 fino al 1943, anno della liquidazione del ghetto. Da questo ghetto era possibile uscire solo per lavorare e ci è stato possibile visitare uno di questi luoghi di lavoro, la fabbrica di Oskar Schindler, Giusto tra le Nazioni per gli Ebrei e reso celebre dal film di Steven Spielberg. In quella che un tempo era la sua fabbrica di pentole per l’esercito tedesco oggi è visitabile una mostra sulla storia di Cracovia dal primo dopo guerra al periodo della seconda guerra mondiale e quelli che erano gli storici uffici amministrativi, tra cui quello dello stesso Oskar Schindler, un uomo che è riuscito a salvare circa 1000 vite ebree assumendoli nella sua fabbrica. La visita della Fabbrica di Schindler, ci ha permesso di comprendere come sia mutata drasticamente la vita della popolazione ebraica durante il regime totalitario.

In questo modo il nostro gruppo è entrato finalmente nel vivo del viaggio.
La fabbrica-museo è ha pochi passi del vecchio Ghetto di Cracovia con la sua Piazza degli Eroi, dove è posta un’installazione artistica dei primi anni 2000, la quale consiste in 68 sedie rivolte verso varie direzioni e la farmacia del dottor Pankiewicz, ricordato per aver aiutato e nascosto gli ebrei del ghetto di Cracovia con l’aiuto delle sue tre infermiere. La piazza simboleggia l’attesa per la deportazione nei campi di concentramento.
Successivamente, abbiamo avuto modo di analizzare uno dei frammenti del muro del Ghetto, la cui forma è simile a quella delle pietre tombali, un chiaro riferimento alla morte.
Nella seconda parte della mattinata abbiamo avuto la possibilità di visitare il Cimitero e la Sinagoga di Remuh, esperienza molto toccante e intensa. Per raggiungerli siamo passati nei pressi della Chiesa di San Giuseppe e abbiamo attraversato il ponte, il quale divide il Ghetto storico dal quartiere ebraico.
Le attività conclusive sono state due spettacoli teatrali: il primo svoltosi durante la mattinata, mentre il secondo in serata. Entrambi sono stati molto toccanti e coinvolgenti, dal momento che ci hanno consentito di cogliere a pieno lo stato d’animo e le riflessioni dei cittadini durante la guerra e come la “soluzione finale” voluta pianificata dal nazismo non ha riguardato solo il popolo ebraico, ma anche altre categorie di persone ritenute inferiori rispetto alla razza dominante e dominatrice come i rom, i portatori di handicap o gli omosessuali.

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