di Lidia De Nuzzo

30 novembre 2022, il Liceo Scientifico De Giorgi è stato uno dei protagonisti della manifestazione/conferenza legata all’iniziativa SOS Violenza” organizzata dal Coordinamento Pari Opportunità UIL, sul tema “violenza contro le donne”. Hanno partecipato studenti e studentesse anche di altre scuole superiori di Lecce.

La manifestazione ha avuto inizio con i saluti dei Dirigenti scolastici Antonella Manca (Banzi Bazoli), Raffaele Capone (De Giorgi), Loredana Di Cuonzo (Palmieri), di Mauro Fioretti (UIL). È intervenuta Lucia Orlando, responsabile del Coordinamento Pari Opportunità UIL Lecce che ha presentato l’iniziativa Cassetta postale SOS VIOLENZA” L’ equipe della Polizia di Stato, del Progetto Camper “Questo non è amore”, ha informato sulle attività di prevenzione e contrasto alla violenza.

Il contributo del Liceo De Giorgi è stato la rappresentazione teatralizzata ispirata al libro di Loredana Lipperini e Michela Murgia “L’ho uccisa perchè l’amavo” FALSO, curata dalla classe 4^A coordinata dalla Professoressa Daniela Anna Rollo e l’intervento delle studentesse, diplomatesi nel 2020/21, Priscilla Rescali e Alessia Russo, del gruppo di riflessione “Pari, ma Dis-pari” che aveva realizzato il cortometraggio “Everything can change”, 1° posto nel concorso “Corti di genere” indetto dalla Provincia di Lecce.

Gli studenti e studentesse del De Giorgi Liceo hanno focalizzato i loro interventi mettendo in evidenza come nei contesti rituali di “celebrazione” della giornata internazionale contro la violenza sulle donne venga spesso passata sotto silenzio o ignorata la matrice culturale patriarcale alla base della violenza sulle donne.

La rappresetazione teatrale

Frequentemente si ritrovano discorsi che confondono la violenza di genere, di cui le donne sono vittime, con altre forme di violenza come il cyberbullismo, che è fenomeno con sue specificità, e può non avere a che fare con il sistema simbolico maschilista e patriarcale da cui, invece, ha origine il femminicidio. Si è puntato a svelare il paternalismo delle retoriche patriarcali che descrivono le donne come fragili, deboli e indifese, possibili vittime, bisognose di tutela e protezione, discorsi che finiscono per giustificare politiche di controllo, mascherate sotto il fine della difesa e tutela delle donne.

Si è voluto portare alla luce il problema culturale, ancora presente nell’uso del linguaggio, per dire che occorre spendere parole corrette, accurate, adeguate quando si approccia il tema della violenza contro le donne. 

“Le raccomandazioni rivolte alle donne in cui ritornano le parole “vittima”, “stai attenta”, “sei fragile”, “fai attenzione”, “non uscire”, “non pubblicare foto personali”, ci seppelliscono sotto un terreno colorato di rosso, di flash mob, di panchine rosse, scarpe rosse e immagini vittimizzanti che rappresentano la donna prostrata dopo aver subito una violenza” .   

Priscilla Eva Rescali
Priscilla Eva Rescali

Non basta “auspicare e sollecitare” la denuncia, incentrando i discorsi sulla vittima e su azioni connesse alla sua tutela, con approccio securitario, a cui si ispira, ad esempio, l’idea di far indossare alle donne un braccialetto elettronico, che possa controllare i movimenti e individuare immediatamente la localizzazione in caso di bisogno. Il problema è molto più complesso, e la violenza subita è solo la manifestazione ultima ed estrema di residui patriarcali ancora presenti nella nostra cultura.

Alessia Russo
Alessia Russo

“Delitto passionale. Raptus. Gelosia. Depressione. Scatto d’ira. Tragedia familiare. Perché lei lo ha lasciato, chattava su Facebook, non lo amava più, non cucinava bene, lavorava, non lavorava. Nascondendo la vittima, le cronache finiscono con l’assolvere l’omicida: una vecchia storia, nata in tempi lontani e ancora viva fra noi. Per questo bisogna imparare a parlare di femminicidio. Dobbiamo trovare le parole.”

Sono alcuni passaggi della teatralizzazione degli studenti e studentesse della classe 4^A del De Giorgi, che ha focalizzato il proprio contributo sul ruolo fondamentale assunto dai media nel formare l’opinione pubblica.

“La narrazione distorta, spesso presente negli articoli di giornale, finisce per alimentare quello stesso immaginario che rende le donne vittime di violenza. Gli artefici del delitto efferato vengono descritti come posseduti da un sentimento d’amore, che determina la perdita di controllo, un fiume in piena che si riversa sulle donne. Immancabile la colpevolizzazione della ricerca di indipendenza e affermazione di sé della donna, inaccettabili da chi identifica nel termine relazione il completo dominio della vita dell’altro.”

Mariasole Papa 4^A