Il mondo di Hollywood è da sempre stato una realtà lontana e sfocata, un sogno per molti ma precluso quasi a chiunque, soprattutto a una fetta importante della popolazione: la classe comune. Il cinema, o almeno quello riconosciuto meritevole dalle istituzioni, è stato per anni lontano dalle vicende quotidiane della parte più numerosa del mondo, con poche figure in cui riconoscersi nel grande schermo e senza una rappresentanza adeguata in chi riuscisse a mettere mano sulla tanto ambita statuetta d’oro. 
Ma il vento sta cambiando e la nostra generazione ne è testimone. 

La 95esima edizione degli Oscars ha visto trionfare con 7 statuette Everything Everywhere All At Once, un film che può essere identificato in una parola: movimento. Un film senza un genere in cui essere imbottigliato, indipendente e capace di coinvolgere chiunque, incarna il senso di libertà rincorso nei nostri giorni, avendo protagonisti in cui lo spettatore può rivedersi. Alla base della pellicola c’è un concetto fondamentale: se potessimo vivere infinite vite, quale sarebbe la migliore? Saremmo capaci di vivere a pieno almeno una vita? 
Un film simile, che in un’altra epoca sarebbe stato snobbato dal mondo di Hollywood, ha invece conquistato la scena, così come i suoi attori. Infatti, è la prima volta che il premio di miglior attrice protagonista e migliore attore co-protagonista vengono vinti da persone asiatiche. 
Ke Huy Quan, nel suo discorso di ringraziamento per la statuetta vinta, ha ricordato a tutti chi era: un profugo scappato dal Vietnam su un barcone, senza un soldo in tasca né una casa, ma con tanti sogni con sé. “Dicono che le storie così sono solo per il cinema, ma sono storie reali, è questo il vero sogno americano”

Il più importante palcoscenico del cinema è stato dominato da outsider, dagli ultimi, da chi ha lottato per salire lì sopra, e noi non potremmo esserne più felici. Forse il sogno americano non è solo una misera illusione, ma col passare degli anni sembra finalmente essere diventato qualcosa di più vicino a noi, qualcosa capace di essere afferrato e tenuto stretto a sé.
La metamorfosi del cinema nasce da noi e, come tutti i cambiamenti che si rispettino, la sua modernizzazione andrà avanti col tempo. Lentamente, certo, ma è ormai inarrestabile.