di Marco Melito

Quello tra Armenia e Azerbaijan è un conflitto che affonda le sue radici fino al 1988, ma che ha visto un’improvvisa escalation nel corso degli ultimi mesi. Inizialmente circoscritto alla regione del Nagorno-Karabakh, esso ha coinvolto sempre più zone del territorio armeno, causando decine di migliaia di morti e un numero imprecisato di feriti e sfollati. La situazione è particolarmente complessa a causa della storia conflittuale tra le due nazioni, risalente almeno al periodo sovietico e dell’ingerenza di potenze esterne più grandi.

Fu proprio questa ad ingrandire tanto il conflitto. Armenia e Azerbaijan si trovano infatti nella regione del Caucaso, schiacciata tra Turchia, Russia e Iran, le tre potenze che intervengono più pesantemente nel conflitto.

Il motivo per cui la regione sia contesa tanto è da attribuirsi alle risorse naturali di cui è ricca, in particolare di oro nero, il petrolio.

Il conflitto in sé però origina da tensioni etniche molto più profonde. In generale, la coesistenza di due popoli in un territorio così limitato è quasi sempre difficile da accettare, soprattutto tenendo in considerazione che il popolo armeno è stabilito da relativamente poco nel Caucaso; prima del genocidio armeno, essi vivevano principalmente in Anatolia orientale. Dopo la rivoluzione russa, il confine tra Armenia e Azerbaijan, al tempo entrambe facenti parte dell’URSS, fu tracciato tenendo poco conto delle popolazioni che ci abitavano.

Infine, è molto importante considerare come gli Azeri siano un popolo turcofono, strettamente legato a coloro che gli Armeni considerano i perpetratori del loro genocidio, che chiamano il “Grande Crimine“.

Il conflitto godette di molta copertura mediatica nei primi anni, che però sparì nel corso dei decenni. Ciononostante, si tratta di un conflitto molto profondo, che vale la pena di approfondire.