di Pier Francesco Poso

Un “assolutista della libertà di parola”. Così si è definito in un tweet il noto Elon Musk, ceo di Tesla nonché il secondo uomo più ricco al mondo secondo Forbes.
Si professa così il salvatore della libertà di espressione degli account di twitter.
Da Marzo ad oggi, però, sono cambiate tante cose. Il 12 aprile 2022 Musk aveva avanzato una proposta di acquisto da ben 44 miliardi di dollari per ottenere la totalità delle quote del noto social media Twitter. L’acquisizione si è conclusa poche settimane fa ed è stata, secondo gli analisti, la più strapagata della storia.

Oltre che il numero di azioni in suo possesso è cambiato, probabilmente, anche il suo pensiero.

Non appena ha concluso l’acquisizione, infatti, ha deciso di rivoluzionare completamente l’assetto societario, licenziando diverse persone che occupavano posizioni manageriali come il CEO Parag Agrawal, il CFO Ned Segal, il responsabile legale Vijaya Gadde ed infine il general counsel Sean Edgett.

Fino al 27 Ottobre scorso, Twitter poteva contare su una compagine di circa 7500 dipendenti, ma Musk ha deciso di imporre una serie di tagli che hanno lasciato a casa circa la metà di essi (3700). I licenziamenti sono avvenuti via mail, senza un’adeguata giustificazione, proprio per questo motivo, un gruppo abbastanza numeroso di dipendenti ha organizzato una class action accusando la proprietà di non aver adempiuto all’obbligo di preavviso di almeno 60 giorni. 

Inoltre, il nuovo CEO, ha tenuto a lanciare un ultimatum ai dipendenti rimasti, proponendo di adattarsi alla nuova politica lavorativa “hardcore” o, in alternativa, di lasciare il loro impiego.
Un social network in cui i programmatori non contano le ore, non contestano le decisioni del capo e vengono a lavorare in ufficio, queste sono le nuove caratteristiche di Twitter 2.0.

In questi mesi è allora cambiato qualcosa nel suo modo di pensare oppure il suo atteggiamento liberale è stato solo un’astuta mossa per concludere l’acquisizione?