di Francesco Marsini –

In questi giorni, il caso di Ilaria Salis ha fatto molto discutere: la maestra milanese è comparsa in tribunale letteralmente incatenata mani e piedi. Era stata arrestata l’11 febbraio 2023 a Budapest per aver partecipato a degli scontri con alcuni neonazisti, che stavano celebrando la “Giornata dell’Onore”, evento che, ogni anno, raduna migliaia di nostalgici del Terzo Reich da tutta Europa. L’accusa è quella di aver aggredito due manifestanti.

L’opinione pubblica italiana è rimasta molto scossa nel vedere le scene di una connazionale trattata come un animale in un paese, l’Ungheria, che è noto per la via autoritaria che sta imboccando. Ilaria Salis è detenuta nelle carceri ungheresi in condizioni antigieniche e disumane da quasi un anno, e fino allo scorso settembre è stata impossibilitata ad avere contatti con la famiglia. 

Vesto gli stessi abiti da cinque settimane e dormo con le cimici nel letto”, aveva scritto nella lettera inviata al suo avvocato lo scorso 2 ottobre. La Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea, che anche l’Ungheria dovrebbe rispettare, è basata anche su princìpi di dignità dell’uomo: è inammissibile, quindi, che una concittadina europea venga trattata in quel modo in un Paese membro dell’UE. 

Se Ilaria è, come si dichiara, innocente, non avrebbe fatto altro che manifestare pacificamente e liberamente il proprio pensiero, esercitando un diritto che la nostra Costituzione garantisce agli articoli 17 e 21, non diversamente dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea.

Ma in tutto questo, l’Italia come si è mossa? 

Dopo il rumore creato dalla vicenda, il governo italiano ha finalmente deciso di intraprendere un dialogo diplomatico con  il governo ungherese, che però rimane fermo sulla sua posizione. Secondo quanto scritto nel comunicato ufficiale del portavoce del presidente ungherese Viktor Orban, Zoltan Kovacs, Ilaria Salis è stata trattata con “misure adeguate alla gravità del reato commesso”. 

In realtà, Kovacs sembra dimenticare che l’attivista italiana non è stata ancora processata (quindi non si è ancora verificata la sua colpevolezza); ma ad inquietare, nelle sue parole, è soprattutto l’idea che una persona possa essere vittima di disumanità e vessazioni giustificabili perché “proporzionate” al presunto reato commesso. Come detto prima, questo viola la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea, con l’aggravante di non avere la certezza che l’imputata sia colpevole. 

Intanto in Italia la politica sembra aver finalmente rivolto la propria attenzione sul caso della maestra milanese, con le opposizioni che hanno accusato il governo di non voler approfondire più di tanto la questione per non rovinare la discutibile alleanza con Orban, ancor di più dopo alcune dichiarazioni, da loro ritenute imbarazzanti, di alcuni esponenti di spicco del governo.

“Non ho visto le immagini, quindi non commento” dichiara il ministro dell’agricoltura Francesco Lollobrigida, mentre il ministro delle infrastrutture Matteo Salvini ritiene “Assurdo che questa Salis faccia la maestra in Italia. Non è normale che una maestra vada in giro a menare la gente. Non è accettabile che nel 2024 si vada in tribunale con i ceppi, ma se ha sbagliato deve pagare”. 

Ora che si è fatta parzialmente luce sulla vicenda, si spera in risvolti positivi.