7 novembre 2019. Alla senatrice a vita Liliana Segre viene assegnata una scorta, a seguito dei circa 200 insulti e minacce ricevuti sui Social Network negli scorsi giorni. Unica testimone italiana dei campi di concentramento ancora in vita, a distanza di 75 anni dalla sua deportazione ad Auschwitz, rivede tracce dell’odio al quale era sottoposta in quel luogo di terrore.
Com’è possibile un tale astio nei confronti di una signora di 89 anni, solo perché ebrea?

Nel 1598 Shakespeare scriveva ne “Il mercante di Venezia”:

“[…] Non ha forse occhi un ebreo? Non ha mani, organi, membra, sensi, affetti e passioni? Non si nutre egli forse dello stesso cibo di cui si nutre un cristiano? Non viene ferito forse dalle stesse armi? Non è soggetto alle sue stesse malattie? Non è curato e guarito dagli stessi rimedi? E non è infine scaldato e raggelato dallo stesso inverno e dalla stessa estate che un cristiano? Se ci pungete non versiamo sangue, forse? E se ci fate il solletico non ci mettiamo forse a ridere? Se ci avvelenate, non moriamo?”

Eppure, a distanza di 420 anni, l’intolleranza in Italia è in aumento, specialmente sui social network, ideali per sfogare la propria frustrazione e rabbia contro chiunque, senza doverne affrontare le conseguenze, nascosti dietro il muro di uno schermo.

La Mappa dell’intolleranza, progetto ideato da Vox-Osservatorio italiano sui diritti, analizza i tweet compresi tra marzo e maggio 2019. I post di odio contro i migranti sono saliti del 15,1% rispetto allo scorso anno, contro gli ebrei del 6,4%, contro i musulmani del 6,9%.

A cosa può essere dovuto? Alla disinformazione, al bisogno di individuare un “nemico” per addossargli le nostre stesse colpe, all’assenza di un’educazione alla diversità, ma anche alla mancanza di una presa di posizione da parte di chi ancora ragiona.

L’indifferenza e gli indifferenti infatti condividono la responsabilità di quest’odio crescente con coloro che lo manifestano apertamente.
Nel momento in cui rimaniamo in silenzio quando sull’autobus ad una bambina di sette anni viene negato di sedersi per il colore della sua pelle, quando donne e uomini vengono insultati per la propria religione, quando decidiamo che sia meglio “farsi gli affari propri, d’altronde cosa si potrebbe mai cambiare?”, diventiamo complici di un clima avvelenato che rischia di dilagare, di quest’onda d’odio che sembra inarrestabile.

Ma non è inarrestabile. Fermarla dipende da tutti noi. Dobbiamo agire ora. Dobbiamo ricordare ciò che è successo e rammentarlo ad altri, per non ricadere negli stessi errori che hanno portato alla morte milioni di esseri umani.

“Tutti coloro che dimenticano il loro passato sono destinati a riviverlo”

Primo Levi.