di Clementina Salamina

31 dicembre 2019. 23:59. “Quali progetti hai per il prossimo anno?” “Ho comprato i biglietti per il concerto degli Imagine Dragons ad aprile! Tu?” “Per ora sono concentrata sullo studio: il 14 marzo dovrò sostenere il test di ammissione al Politecnico di Milano, ho già prenotato tutto.”

21 febbraio. Primo caso di Coronavirus in Italia.

Cominciano a chiudere le scuole, i bar, i negozi… le frontiere. Da un giorno all’altro, gli Italiani non sono più ben accetti in molte zone del mondo. Ciò che prima era dato per scontato, spostarsi da un luogo all’altro saltando su un aereo anche all’ultimo momento, comincia a sgretolarsi. Quei progetti disegnati a tavolino, come se si potesse controllare ogni evento nella propria vita, iniziano ad offuscarsi. Piano piano anche la certezza di poter uscire di casa liberamente, senza alcuna paura o restrizione, scompare.

Nel giro di qualche settimana, ci si ritrova impotenti ad osservare la propria vita trascinata da eventi impossibili da controllare.
Mentre si è assorti ad osservare il mondo da dietro una finestra, ci si rende improvvisamente conto che pochissimo dipende da sè, che il completo controllo sulla propria vita altro non è che una semplice illusione, costruita inconsciamente per non arrivare alla spaventosa e cruda realtà: gli uomini contano ben poco.

L’universo appare del tutto indifferente alle sorti dell’uomo, vittima di un imperturbabile ingranaggio che fa e disfa, crea e distrugge. La natura matrigna di Leopardi si svela in tutta la sua inclemenza, lasciando i propri figli in balia di una vita di cui sono protagonisti, ma al tempo stesso solo spettatori.

Neanche la ragione, così decantata dagli Illuministi, può elevare l’essere umano e salvarlo da quest’indeterminatezza: anzi, secondo il filosofo irlandese Edmund Burke, l’Illuminismo conduce a smarrire il senso del limite e dunque a un delirio di onnipotenza.

L’uomo tenta in ogni modo di uscire da una gabbia che diventa sempre più opprimente, di evadere da quel processo di ridimensionamento che avanza nel proprio Io. Nel momento in cui si rende conto di non essere onnipotente, cerca di mantenerne almeno l’illusione, per non affrontare la tangibilità della propria debolezza.

Con la ragione offuscata dalla disperazione, prova a lasciare un segno della propria esistenza in questo mondo, sfidando le leggi della natura, quasi a voler dimostrare di non essere poi così piccolo. Di fronte alla mostruosità dell’ineluttabile e indifferente scorrere della vita, l’uomo cerca di superare il limite.

Nelle gotiche fantasie di Mary Shelley, il dottor Frankestein, ossessionato dal desiderio di scoprire il segreto della vita, crea un essere vivente assemblando passo dopo passo parti di cadaveri, legandosi indissolubilmente alla sua creatura, al punto da non riuscire più a distinguere chi sia l’uomo e chi il mostro.
Due secoli dopo, attraverso l’editing genetico, si cercano metodi per intervenire sul Dna e prevenire alcune malattie, con tanti interrogativi sui conseguenti risvolti etici.

L’uomo sembra quasi volersi ritagliare una nicchia in questo sterminato universo, per avvertire quel brivido di potere lungo la schiena, al grido di “Si può fare!”. E poi un giorno inaspettatamente, all’apice del suo delirio di onnipotenza, l’essere umano inciampa.

È chiamato ad accettare la propria reale condizione, senza sottomettersi completamente al destino, ma continuando a contrapporsi ad esso.
Esercitando la propria libertà di azione nelle piccole cose, nei gesti quotidiani e nel modo di vedere la realtà intorno a sé, l’uomo sceglie come reagire agli avvenimenti.
Consapevole dell’impossibilità di controllare gli eventi, adotta punti di vista diversi a seconda del momento. In una stessa situazione può decidere di vedere il bicchiere mezzo vuoto invece che mezzo pieno.
Ma scegliendo di vedere lo spiraglio di luce nell’oscurità, controlla la propria vita molto più di quanto possa mai immaginare.