di Francesco Palumbo

Palazzo D’Avalos è una storica residenza sull’isola di Procida edificata nel ‘500 per volere del Cardinale Innico D’Avalos D’Aragona, esponente della famiglia D’Avalos governatrice dell’isola sino al ‘700.

Nel 1734 il complesso residenziale viene confiscato dalla casata reale dei Borboni per farne la loro residenza di caccia.

Nel 1830 si assiste ad una prima vera svolta nella vita del palazzo, infatti Ferdinando II decide di trasformare l’edificio, situato nella fortificazione medievale di Terra Murata, in un penitenziario. Le motivazioni alla base di questa scelta sembrerebbero trovare origine negli avvenimenti che portarono alla proclamazione nella Repubblica Napoletana del 1799: c’è chi vede, infatti, nella scelta di destinare il palazzo procidano ad uso penitenziario una punizione nei confronti degli isolani, colpevoli di essere stati sostenitori della repubblica sorta nel segno degli ideali rivoluzionari francesi. In realtà, il Palazzo subì la stessa sorte di altri residenze storiche campane, trasformate in luoghi di detenzione o centri psichiatrici.

Tra le migliaia di detenuti passati nel carcere procidano nel corso del tempo, possiamo annoverare diversi personaggi di spicco della storia del nostro Paese: nel XIX secolo i patrioti risorgimentali Luigi Settembrini e Cesare Rosaroll e il salenti Sigismondo Castromediano, nel Novecento gerarchi fascisti,del calibro di Junio Valerio Borghese e Rodolfo Graziani.

Nel secondo dopoguerra il Palazzo, conosciuto anche come “carcere vecchio”, continuerà ad assolvere i suoi compiti sino al 1978, anno della sua dismissione.

Il nucleo del carcere nuovo, rispetto al carcere vecchio, chiuderà i battenti dieci anni dopo, nel 1988.

Nel 2013 l’immobile diventa di proprietà del comune di Procida, che attraverso lavori di riqualificazione renderà il carcere accessibile ai procidani e ai turisti.