di Francesco Marsini

Lo scorso 7 gennaio è venuto a mancare all’età di 78 anni il tedesco Franz Beckenbauer, un campione senza tempo che ha fatto la storia del calcio e la cui eredità vive ancora oggi. 

Nato nel 1945 a Monaco di Baviera, si forma calcisticamente nel settore giovanile del Bayern Monaco, con cui debutta in prima squadra nel 1964. Veste la maglia della squadra bavarese per quattordici anni, indossando la fascia di capitano negli anni ‘70 e vincendo tutto: quattro campionati, quattro coppe nazionali, tre Coppe dei Campioni (odierna Champions League), una Coppa delle Coppe e una Coppa Intercontinentale. Nel 1977, ormai trentaduenne e a fine carriera, si trasferisce ai New York Cosmos vincendo tre campionati nordamericani e, successivamente, fa ritorno in patria nell’Amburgo, dove vince un campionato. Si ritira ufficialmente dal calcio giocato nel 1983 nuovamente con la maglia dei New York Cosmos

Inoltre, Beckenbauer milita nelle fila della nazionale tedesca dal 1966 al 1977, alternando dolorose sconfitte a gloriose vittorie. Nel 1966 perde la finale del Mondiale contro l’Inghilterra e nel 1970, sempre al Mondiale, si classifica terzo dopo essere stato sconfitto dalla nazionale italiana nella storica semifinale Italia-Germania 4-3. In quella che passerà alla storia come “la partita del secolo”, gioca la maggior parte del tempo con un infortunio alla spalla senza poter essere sostituito, visto che l’allenatore Helmut Schoen aveva terminato i cambi. Riesce a rifarsi, però, nel 1972 e nel 1974 vincendo consecutivamente Europeo e Mondiale da capitano della nazionale. 

Beckenbauer è noto soprattutto per aver rivoluzionato il ruolo del difensore. Nasce come mediano, ma durante la sua carriera si consacra come libero, l’uomo più arretrato che coordina la linea della retroguardia. Egli non si limita a contrastare egregiamente l’avanzata degli avversari, ma di fatto è il primo difensore ad avventurarsi nello sviluppo della manovra offensiva: con la sua incredibile tecnica e la sua personalità stravolge, quindi, l’idea di questo ruolo, che con il tempo si evolve fino ad arrivare a quella odierna. Prima i difensori avevano principalmente il compito di fermare gli avversari, mentre la costruzione di gioco era affidata ai centrocampisti; ora, invece, i centrali di una difesa a quattro e i braccetti di una difesa a tre sono parte integrante e attiva nello sviluppo della manovra, e questo è grazie anche a Beckenbauer

Tutte queste vittorie, insieme al suo grande carisma e alla sua forte personalità (anche per questo è soprannominato Kaiser), lo porteranno a vincere il Pallone d’Oro nel 1972 e nel 1976, entrando di diritto nella categoria dei migliori difensori della storia del calcio.

Riposa in pace, Kaiser