All At Once – Screaming FemalesAll At Once è il settimo album del gruppo “Screaming Females” proveniente dal New Jersey composto da Marissa Paternoster alla voce e alla chitarra, John Dougherty alla batteria e King Mike al basso.

Quest’album rappresenta una nuova direzione per il gruppo, il quale fino ad ora aveva sempre portato un gradevole misto di indie rock con un tocco di garage rock, occasionalmente avvicinandosi a generi come il lo-fi o il post-punk come nel loro album “What If Someone Is Watching Their TV?” (2007); ma i singoli che anticipano l’uscita di questo progetto (“Glass House” e “I’ll Make You Sorry”) fanno parte del materiale più maturo e eccitante della band, dando delle sonorità da pop-punk antemico e rock alternativo; stili che vengono adottati per tutta la durata del disco e che a volte sfociano nell’hard rock in tracce come “My Body” e “Burn In Space”. Nonostante l’approccio del complesso sia più misurato in un certo modo, esso non ha nulla da togliere ai riff di chitarra esplosivi e al vibrato sconvolgente di Marissa Paternoster, mentre John Dougherty e King Mike forniscono una sezione ritmica di tutto rispetto, accompagnando alla perfezione i fraseggi della chitarra solista. All At Once è uno dei dischi più ricchi dal punto di vista della strumentazione che la band abbia mai composto, con alcuni accenni di archi e occasionalmente un glockenspiel, tutto ciò bilanciato fantastico mixing che dà ad ogni strumento la sua importanza; complessivamente il disco si presenta come un ottimo album rock, pieno di canzoni memorabili, ottima produzione ed eccellenti testi. 8. 5/10Little Dark Age – MGMTLittle Dark Age è il quarto album del duo synth pop newyorkese MGMT, formato da Benjamin “Ben” Goldwasser e Andrew VanWyngarden, dopo un album disastroso come il loro self-titled del 2013 nessuno si aspettava un ritorno in pompa magna del gruppo, che invece già dal 2015 dava alcuni indizi riguardo ad una loro eventuale ricomparsa sulla scena musicale, anche con il rilascio di due spettacolari singoli “When You Die” e “Little Dark Age” che dimostrano il ritorno del duo in forma smagliante e la loro evoluzione artistica, la quale si manifesta attraverso influenze più marcatamente synth-pop come i Pet Shop Boys e Ariel Pink (il quale collabora con il gruppo nella canzone “When You Die”), ma è in particolare da quest’ultimo che la band trae molta ispirazione, evidente sulla traccia “James” che potrebbe benissimo fare parte dell’album “Before Today” di Ariel Pink. Il sound dell’album è piuttosto nostalgico, ma visto sotto una luce moderna con un odierno senso dell’umorismo  che dà una qualità anacronistica a questo stile di pop molto vintage; anche se a volte i synth lasciano un po’ di spazio a una strumentazione più acustica sono loro la vera forza trainante del disco e contribuiscono a creare una consistente atmosfera di mistero durante tutte le tracce. Alcune canzoni sono stranamente sinistre, molto new wave, ma hanno anche qualcosa di gotico e un po’ ironico, tuttavia qualunque sia il mix di generi gli MGMT riescono nel loro intento molto bene. L’estetica e la strumentazione del disco sono perfettamente progettati, le parti senz’altro migliori sono sicuramente i ritornelli indimenticabili, la scrittura dei testi e gli argomenti dei brani che sono spesso assurdi, oscuri e inusuali, come nella canzone “She Works Out Too Much”. Il disco si presenta come una serie di canzoni molto memorabili accomunate da un’eccellente estetica, un ottimo senso melodico, uno stile unico, che sancisce definitivamente il “ritorno” degli MGMT. 8/10Bark Your Head Off, Dog! – Hop Along“Bark Your Head Off, Dog” è il quarto album della band di Philadelphia Hop Along composta da Frances Quinlan, Mark Quinlan e Tyler Long; il gruppo si è distinto nei primi anni duemila come uno dei nuovi nomi dell’indie rock sotto la casa discografica Saddle Creek di Conor Oberst e iniziarono a comporre un indie rock molto energetico e agile, con dei fraseggi ginnici di chitarra, il tutto coronato da una voce tesa e un po’ roca della cantante Frances Quinlan. Bark Your Head Off, Dog supera in versatilità l’ultimo album della band “Painted Shut” che era una buona collezione di tracce, ma piuttosto ripetitive e monodimensionali, in un certo senso nel loro ultimo disco la band è leggermente meno aggressiva e incisiva, ma ciò non è affatto un difetto, poiché la strumentazione ancora risplende e il ritmo più tranquillo dà possibilità alla frontwoman di dimostrare la propria elasticità vocale con alcuni testi estremamente efficaci e ricchi di immagini come in “How Simple” e “Somewhere A Judge”. Le progressioni e le transizioni nelle tracce sono estremamente migliorate dimostrando un’ottima crescita artistica e stilistica. Il disco complessivamente è il loro album più versatile e presenta un mix estremamente gradevole di pop, indie, alternative rock e folk con un’ottima produzione, fantastiche performance e una cantante che si potrebbe definire unica nel suo genere8/10