di Elia Simone

Paura e angoscia sono due stati emotivi nati da una risposta ad un pericolo. Esiste una netta differenza tra i due sentimenti: la paura funge da meccanismo di difesa da un pericolo reale; l’angoscia è invece oppressione, e scaturisce da un pericolo non tangibile. Il virus con il quale ci stiamo confrontando, non lo si vede, spinge l’individuo a provare un sentimento di notevole spaesamento, propria dell’angoscia. 

L’intera società, in questo frangente, è divisa in tre categorie di uomini e donne, tutti con interessi diversi, spesso opposti. I primi, ovvero i clinici e gli scienziati, analizzano e problematizzano il virus in quanto fenomeno biologico. I secondi, i politici, (quando non fanno i demagoghi) mettono in atto delle misure per limitare il contagio. Esiste poi una categoria, quella della gente comune, che – soprattutto quando non dotata di un livello culturale sufficiente – non riesce a capire se seguire la scienza, completamente disinteressata all’economia, o la politica, che pur di tenere salde le casse è disposta a sacrificare in parte la sanità. 

In questo contesto è necessario trovare una mediazione. È utile salvaguardare la salute dell’individuo adottando delle misure che non causino il tracollo di un’economia già fragile di per sé. 

I greci chiamavano phronesis il buon senso. La phronesis era la caratteristica di Ulisse che la prassi scolastica ha tradotto, un po’ riduttivamente, astuzia. Il buon senso è la strada maestra che dobbiamo intraprendere quando siamo alle strette, quando dobbiamo prendere decisioni scomode.

Alla phronesis si viene educati. Il miglior modo per imparare a vivere è leggere. La letteratura; si pensi agli “odiati” Promessi Sposi, o a La Peste di Camus, o a Cecità di Saramago; è la via più semplice e immediata per creare in noi una dimensione, tragica da una parte, e di difesa dall’altra. I libri ci ricordano che nonostante la tecnica si sia sviluppata in maniera impressionante, solo l’autocoscienza ci potrà salvare dal contagio.