a cura del prof. Francesco Guido
Borgo Frigole
- DENOMINAZIONE: Frigole
- LOCALITÀ: Frigole, frazione nel comune di Lecce
- COORDINATE GEOGRAFICHE: Latitudine 40° 42’ 61’’ N; Longitudine 18° 24’ 06’’ E
- POPOLAZIONE E FAMIGLIE RESIDENTI (dati 2022):
- M=248 F=251 TOT = 499 NUM. FAM.= 214
TOPONIMO: Il borgo prende il nome dall’omonima masseria ivi preesistente.
NOTE STORICHE: nel quadro delle opere di bonifica, canalizzazione e rimboschimento da parte dell’Opera Nazionale per i Combattenti, la “masseria Frigole” si avvia a diventare il centro di un villaggio rurale destinato a valorizzare la coltivazione agraria, recuperando le aree paludose e acquitrinose infestate dalla malaria. Fu così raggiunto lo scopo che in precedenza Federico Libertini, antico proprietario, non era riuscito a fare. La masseria Frigole diventa centro aziendale: ad essa fanno capo i coloni per qualsiasi necessità (scuola, magazzini, dopolavoro,ecc.). Nascono i poderi per i reduci di guerra con annessa casa rurale: si rivoluziona così la pratica del pendolarismo bracciantile (dal paese al campo).
Nel 1955 il Vescovo Francesco Minerva assegna a Frigole (insieme con il limitrofo Borgo Piave) il titolo di Parrocchia (S. Maria Goretti) e due anni dopo fa erigere la corrispettiva chiesa. Fra gli anni 50 e 60 c’è il definitivo assestamento del territorio con la razionalizzazione delle opere irrigue di canalizzazione.
RAPPORTO CON IL CONTESTO TERRITORIALE: Mentre altri centri di colonizzazione (coevi) nel Salento mostrano segni di palese “sofferenza”, Frigole appare un borgo vivo e ben inserito nel contesto territoriale limitrofo e con discreta apertura verso il fenomeno turistico (agriturismo, ristoranti, bar, pizzerie, campeggi, servizi sportivi e ricreativi, spiagge attrezzate, ecc.). Dal punto di vista paesaggistico pini ed eucalipti (specie idrovore per eccellenza) contraddistinguono la segmentazione poderale rurale; i manufatti più recenti si presentano semplici e lineari, ma non sempre appaiono ben armonizzati con le vecchie costruzioni, le cui strutture architettoniche sono tipiche espressioni della prima metà del novecento. Il tutto è immerso nei residui della macchia mediterranea a lentisco, a cisto, a piccole arboree.
ELEMENTI DI DEGRADO DEL PAESAGGIO: vedi schede Borgo Piave.
Borgo Piave
- DENOMINAZIONE: Borgo Piave
- LOCALITÀ: Frazione di Borgo Piave nel comune di Lecce
- COORDINATE GEOGRAFICHE: Latitudine 40° 41’ 77” N; Longitudine 18° 21’ 92” E
- POPOLAZIONE E FAMIGLIE RESIDENTI (dati 2022):
- M=82 F=85 TOT=167 NUM. FAM.= 67
TOPONIMO: La parola “Piave” fa riferimento al nome di corrispondente area di importanza storica relativa alla prima guerra mondiale, dato dall’Opera Nazionale per i Combattenti ad alcune zone soggette a bonifica agraria e territoriale.
NOTE STORICHE: Il borgo sorge nel 1923, sotto la direzione dell’Opera Nazionale Combattenti, come nucleo di servizio e colonizzazione con annessa scuola rurale, il cui edificio reca tuttora, impressi in ferro, i caratteri della dicitura originale. Nel 1929 raggiunge 150 abitanti. Nel periodo fascista fu organizzato come “borgo rurale” e, come tale, fu pure dotato di un edificio scolastico elementare che desse istruzione a tutti i bambini della comunità.
Notevole è l’opera di bonifica nel 2° e 3° quarto del Novecento con interventi miranti a rendere l’area fruibile e destinabile ad una agricoltura più moderna e razionale (canali di irrigazione, risanamento delle aree malariche, trasformazione dei pascoli in seminativi, ecc.). Ma a quale prezzo ambientale?
RAPPORTO CON IL CONTESTO TERRITORIALE: Inserito in un’area a carattere geomorfologico prevalentemente carsico (pianura litorale) con delimitazioni perimetrali (incomplete) con alberi ad alto fusto (eucalipti) e con un modesto ampliamento, negli ultimi anni, di abitazioni sia estive che permanenti, sembra ben armonizzato con il resto del paesaggio in cui emerge la presenza di un piccolo, ma interessante bosco (querceto) separato dalla borgata dalla strada che conduce a Frigole.
ELEMENTI DI DEGRADO DEL PAESAGGIO: Pur non essendo presente nessuna forma di antropizzazione selvaggia, tuttavia è da rilevare che la situazione attuale di tutte le aree soggette a “risanamento malarico” va rivista nel quadro più generale dei contesti e delle moderne vedute ambientalistiche. In altri termini ci si chiede fino a che punto sia stato utile intervenire sulle zone paludo-acquitrinose per trasformarle in aree adatte all’agricoltura o alla lottizzazione, se ciò ha significato il conseguente sconvolgimento dei rapporti tra gli elementi floro-faunistici e climatici di una stessa area o di aree limitrofe.
Borgo Grappa – Case Simini – Masseria Giammatteo
- DENOMINAZIONE: Case Simini / Borgo Grappa / Giammatteo
- LOCALITÀ: frazioni, nuclei abitati e case sparse tra Frigole e T. Chianca.
- COORDINATE GEOGRAFICHE: Latitudine 40° 45’ 00” N; Longitudine 18° 20’ 48” E
- POPOLAZIONE E FAMIGLIE RESIDENTI a Casa Simini (dati 2022):
- M = 9 F = 16 TOT = 25 NUM. FAM.= 13
Dati attuali non disponibili, ma a Case Simini attualmente risultano 25 (9M +16F) residenti per 13 famiglie.
SIGNIFICATO DEL TOPONIMO: Borgo Grappa (vedi Borgo Piave), detto anche Case Simini o Simili perché costruito con edifici le cui caratteristiche strutturali risultano uguali tra loro.
NOTE STORICHE: Ricalcano le notizie riportate per Frigole e Borgo Piave. Verso la fine degli anni 50, il vescovo Francesco Minerva insedia una chiesetta in uno stabile dell’Ente Riforma.
RAPPORTI CON IL CONTESTO TERRITORIALE: Il borgo, con i suoi terreni e poderi, è circondato dalla macchia mediterranea, presente ancora allo stato spontaneo con canne lacustri, cisto, lentisco e con l’ambiente di gariga in generale e pini ed eucalipti che, invece, segnano la segmentazione degli interventi voluti dalla riforma fondiaria. Risente inoltre climaticamente e geograficamente sia della vicinissima presenza del mare che del bacino dell’Acquatina, una ex palude con acque a salinità intermedia, comunicante con il mare per mezzo di un canale e due foci aperte a seguito dei lavori di bonifica. Tale bacino ha avuto uno sfruttamento ittico sin dai tempi storici (in età normanna chiamata la Gualtina; nel 1755 la Guadina; nel 1928 l’Acquatina: toponimo assegnato al bacino dall’Op. Naz. Combattenti a seguito degli interventi di bonifica).
ELEMENTI DI DEGRADO DEL PAESAGGIO: vedi Borgo Piave
La particolarità del Borgo è stata quella di essere costituito da più gruppi di caseggiati, dislocati in un’area relativamente ampia. Un raggruppamento significativo è quello della Masseria Giammatteo, dove nello stabile edificato negli anni venti del 900 come centro di servizi legati alla bonifica e alla colonizzazione dei poderi creati dall’Ente Riforma, ancora oggi si riesce a leggere l’iscrizione “Opera Nazionale Combattenti”, sotto la cui direzione si realizzarono le opere depaludistiche di risanamento. Oggi si è un po’ persa l’identità di borgo racchiuso in se stesso e autosufficiente dal punto di vista economico e produttivo. Molti edifici hanno abbandonato le funzioni per cui erano stati realizzati e si sono adeguati alle mutate esigenze che la realtà circostante pone; pertanto molti hanno assunto l’aspetto di spazi riservati alla ristorazione o all’accoglienza turistica.
Borgo Pace
- DENOMINAZIONE:Borgo Pace
- LOCALITÀ: situato lungo il perimetro nord-ovest della città.
- COORDINATE GEOGRAFICHE: Latitudine 40° 36’ 33’’ N; Longitudine 18° 14’ 83’’ E
- POPOLAZIONE RESIDENTE (dati 2022):
- M=688 F=698 TOT=1386
SIGNIFICATO DEL TOPONIMO: prende il nome dalla chiesa dedicata Maria SS. Regina della Pace al momento della creazione della Parrocchia nel 1952.
NOTE STORICHE: l’agglomerato rurale si è andato via via sviluppando lungo la dorsale di comunicazione verso nord ed ha assunto definitiva connotazione di Borgo anche in concomitanza della creazione della parrocchia, eretta il 24 novembre 1952 dal vescovo Francesco Minerva ed affidata ai Monaci Benedettini Olivetani. Nel 1956 la parrocchia passò al clero diocesano. Il 6 maggio 1961, sempre dal vescovo Minerva, fu consacrata l’attuale chiesa. La frazione ha tendenzialmente mantenuto l’identità di borgo. Le tradizioni e le abitudini di vita rimangono ancora vive nella memoria degli abitanti e rinsaldano il loro senso di appartenenza.
RAPPORTO CON IL CONTESTO TERRITORIALE: anche se va assumendo sempre più la dimensione di “quartiere periferico” conserva ancora, in un certo qual modo, le caratteristiche delle vecchie borgate. Oggi si sente sempre più l’esigenza di avere un nuovo volto, di disporre di nuovi luoghi di incontro e socializzazione, di intervenire in maniera mirata per migliorare la qualità della vita e degli spazi pubblici. A questo proposito il Comune sta mettendo in atto un progetto per riorganizzare via Taranto e le strade di quartiere, migliorandone la mobilità, automobilistica, pedonale e ciclabile, con un consistente incremento delle alberature e degli arredi urbani.
ELEMENTI DI DEGRADO DEL PAESAGGIO: il degrado è visibile in edifici abbandonati come il palazzo del tabacchificio dismesso da anni, vera barriera tra il centro della città e la periferia. Importanti vie di quartiere sono spesso circondate da rifiuti di ogni genere. Infrastrutture già esistenti versano in condizioni di incuria e di trascuratezza.
Il progetto del Comune sta cercando di porre rimedio a questa penalizzante condizione, ripensando via Taranto e l’aggregato urbano, creando una nuova piazzetta in prossimità della Chiesa di Santa Maria della Pace e spazi sicuri e accessibili in prossimità degli incroci tra la via principale e quelle secondarie o spazi verdi attrezzati con nuovi alberi, cespugli, panchine, giochi per bambini.
Borgo San Nicola
- DENOMINAZIONE: Borgo San Nicola
- LOCALITÀ: nelle vicinanza della superstrada Lecce-Brindisi, un tempo lontano dal centro, oggi ormai inglobato nel comune
- COORDINATE GEOGRAFICHE: Latitudine 40° 38’ 09’’ N; Longitudine 18° 16’ 42’’ E
- POPOLAZIONE RESIDENTE (dati 2022):
- M=1707 F=1512 TOT=3219
TOPONIMO: Il borgo prende il nome da una chiesetta (del XI secolo ca), dedicata a S. Nicola, vescovo di Mira, una cui raffigurazione (molto più recente) è ancora individuabile sulla parete di una masseria diroccata.
NOTE STORICHE: da secoli luogo di insediamento stabile, ha vissuto un periodo di maggiore riconoscimento civico e amministrativo nel Novecento. Nel periodo fascista fu organizzato come “borgo rurale” e, come tale, fu pure dotato di un edificio scolastico elementare che desse istruzione a tutti i bambini della comunità, utilizzato, al presente, come sede dell’Associazione di Volontariato Carcerario (d’altra parte tutta la zona è oggi ormai connotata dalla presenza del super carcere giudiziario). Nel 1953, su iniziativa della gente del posto e della Diocesi di Lecce, fu edificata una cappella (intitolata al Cuore Immacolato di Maria SS.) come punto di riferimento stabile per le funzioni religiose dei fedeli.
RAPPORTO CON IL CONTESTO TERRITORIALE: il borgo si è sviluppato intorno ad alcune masserie o case sparse della zona, che ospitavano tante famiglie (soprattutto di cavatori) che qui si stabilirono per la presenza delle cave di pietra, utilizzate per secoli e dismesse ai primi anni del 900. Nel contesto leccese le cave (queste come anche quelle poste dalla parte opposta della città) sono sempre state interpretate come area degradata non solo per le pessime condizioni di lavoro, per la grande pericolosità o per la totale mancanza di igiene e sicurezza, ma anche per la diffusa sensazione di marginalità e di scarsa fruibilità con cui erano viste da parte degli abitanti del centro storico.
Oggi forse la situazione sta cambiando in quanto il borgo non viene più visto come luogo marginale e isolato, bensì come sito adiacente a importanti aree o funzioni cittadine: il carcere di massima sicurezza, la distribuzione commerciale, le vie di comunicazione verso nord o le marine leccesi, lo sviluppo edilizio della zona, ecc.
Nelle immediate vicinanze del borgo si trova una torre colombaia, probabilmente cinquecentesca, che risultava inserita nel complesso della masseria Madama che fu, poi, abbattuta nell’ambito del progetto di costruzione della superstrada Lecce Brindisi. Al suo interno contiene circa 1760 cellette che costituivano nido e riparo per i piccioni selvatici, mentre una serie di sei scalette elicoidali, in buona parte distrutte, permetteva l’accesso a tutte le celle.
ELEMENTI DI DEGRADO DEL PAESAGGIO: la zona presenta un contesto contraddittorio, da una parte gli ambienti naturali sembrano aver preso il sopravvento sulla natura dei luoghi (nelle cave si sono sviluppate specie vegetali tipiche della flora mediterranea o locale, anche rare), dall’altra tutta l’area vive una fase di transizione dove, accanto all’iniziativa privata (con il recupero e il risanamento di vecchi stabili), è presente pure l’intervento pubblico che qui sta procedendo alla creazione di un’area “Parco delle cave di S. Nicola”).
Tutto ciò comporta un fenomeno di grande frammentazione urbana per la quale coesistono, tutti insieme, edifici o zone ancora fatiscenti o degradate, complessi residenziali o ville isolate, lottizzazione per edilizia pubblica e privata, sistemazione viaria, ecc.
Borgo San Ligorio
DENOMINAZIONE: San Ligorio
LOCALITÀ: Frazione di San Ligorio nel comune di Lecce
- COORDINATE GEOGRAFICHE: Latitudine 40° 37’ 71” N; Longitudine 18° 21’ 52” E
- POPOLAZIONE E FAMIGLIE RESIDENTI (dati 2022) M = 19 F = 24 TOT = 43 NUM. FAM. = 17
TOPONIMO: Prende il nome dalla cappella, presente nel borgo, dedicata a questo Santo, festeggiato il 13 settembre.
NOTE STORICHE E/O ARTISTICHE: E’ un piccolo nucleo abitato che conserva l’impianto dell’antico casale, già attestato nei documenti del XIV secolo. Situato alle porte di Lecce, fin dal Medioevo, fu uno dei tanti casali agricoli, che provvidero al sostentamento alimentare della stessa città. Posto al confine con un altro Casale, il Crocefisso (situato sul sito di un precedente insediamento romano), conserva ancora l’impianto originario del 1300, periodo in cui il Casale è già attestato dalle fonti. Ultimi proprietari del feudo furono i Palmieri di Martignano e nella piazza, accanto alla chiesa, si trova il palazzo baronale la cui facciata conserva ancora lo stemma gentilizio della famiglia.
La chiesetta ha un prospetto rettangolare, circondato da una piatta parasta. L’ingresso e la finestra soprastante (ambedue rettangolari) sono contornati da cornice. L’interno conserva, come anche la chiesetta della vicina masseria Crocefisso un dipinto seicentesco di Sant’Oronzo. Sul prospetto posteriore si trova il campanile, che è a vela con pinnacoli. Di questo insediamento (sito alle spalle settentrionali del borgo) faceva parte anche un’altro edificio turriforme, la “Masseria Alari d’Avanti“, caratterizzata da numerosi locali, fienili e stalle per gli animali, e sopratutto perché gli ambienti sottostanti della costruzione celano un grande frantoio semi-ipogeo, uno dei centri di lavoro dell’antico casale; risulta molto interessante dal punto di vista architettonico, visto che è solo parzialmente scavato nella roccia ed è coperto con le classiche volte della tradizione salentina. Oggi, questo spazio è gestito dalla parrocchia di San Massimiliano Kolbe, che lo dedica ad attività culturali.
RAPPORTO CON IL CONTESTO TERRITORIALE: Il borgo, per secoli, ha mantenuto la sua connotazione di casale a tipica vocazione agricolo-pastorale, circondato com’era da campi seminativi e pascoli. Oggi, anche se l’aspetto agricolo rimane prevalente, risulta quasi un agglomerato abitativo decentrato, con un notevole fenomeno di pendolarismo verso Lecce relativamente a occupazioni, attività e servizi in genere.
ELEMENTI DI DEGRADO AMBIENTALE: Il borgo gravita essenzialmente intorno alla piazza, che porta il suo stesso nome e ne costituisce l’elemento coagulante. Si possono notare tre tipologie di edifici che mal si integrano tra di loro:
1°: costituita dalla chiesa e dal palazzo baronale. Tali edifici, pur di aspetto sobrio e contenuto, evidenziano comunque uno stile classico e/o aristocratico;
2°: costituita da case di recente costruzione. Edificate quasi certamente con criteri di funzionalità abitativa, evidenziano uno stile moderno e privo di alcun valore;
3°: costituita da costruzioni antiche, tipiche manifestazioni della vita popolare e contadina, che necessitano di continui interventi di recupero e/o ristrutturazione.
Nei pressi del Borgo sono dislocate numerose masserie (Lizza, Leccisi, Sabatini, ecc.), tutte con caratteri propri e con funzioni e/o attività produttive differenziate. Alcune all’interno del recinto o nelle immediate vicinanze presentano i resti di frantoi ipogei o semi-ipogei, che risultano ancora abbandonati o utilizzati in maniera differente, spesso per accoglienza turistica, manifestazioni culturali o religiose o, addirittura, come depositi generici.
La masseria Lizza, risalente al 1600, costituiva una ricca tenuta (un vero feudo nei secoli XVI e XVII) di ben 200 ettari di terreno, suddivisi in oliveti, campi agricoli e boschi di quercia, situata all’interno del reticolo di strade che da Lecce portavano verso il litorale adriatico. Presenta un corpo di fabbrica caratterizzato da un ballatoio in facciata che poggia su robuste arcate, dove al centro è possibile osservare un ovale che contiene un bassorilievo raffigurante Sant’Oronzo.
All’interno del recinto della masseria troviamo una cappella settecentesca con una piatta parasta che incornicia la facciata, con una finestra mistilinea sopra al portale, con pinnacoli ai lati del timpano spezzato su cui si innalza una croce e con un piccolo campanile a vela. All’interno, dalla volta ogivata, si può osservare una imponente vasca monoblocco ricamata sul davanti con motivi vegetali di impronta cinquecentesca, nonché due statue acefale, una molto deteriorata, l’altra raffigurante probabilmente S. Irene. Sull’altare è collocato un dipinto della Vergine. Tra la masseria Lizza e Borgo San Nicola, percorrendo le strade interpoderali, è possibile notare un altro, imponente frantoio semi-ipogeo, ancora in stato di degrado, ma, a quanto risulta, di prossimo recupero.