di Christian De Luca –

Siamo nel 1363 quando Edoardo III, re d’Inghilterra, decide che il calcio proprio non gli piace.
Il motivo è singolare, ma forse, a pensarci bene, neanche troppo sbagliato. Per l’Inghilterra, quello era un periodo di vittorie militari schiaccianti, e questo grande successo si doveva ai bravissimi arcieri di cui disponeva. Le competizioni di tiro con l’arco, anche grazie al successo del leggendario Robin Hood, fecero diventare questo sport molto popolare, e i monarchi si resero conto che esso aumentava il senso di appartenenza nazionale e, soprattutto, la propensione alla guerra, oltre a produrre spontaneamente generazioni di giovani arcieri, molto precisi, coraggiosi e fieri. 

Però, nella seconda metà del ‘300, si diffuse velocemente un altro sport, che oggi è famoso in tutto il mondo: il football. Si trattava, in realtà, di una forma primordiale di calcio, con regole simili al moderno calcio fiorentino. Il pallone era una vescica di maiale e la violenza era parte integrante del gioco. Tutto molto bello, se non fosse che la gente iniziò a giocare a questo sport invece di fare tiro con l’arco. Era una cosa inaccettabile per il sovrano pensare di perdere arcieri e quindi di ritrovarsi un esercito indebolito, a favore di uno stupido sport che non invogliava la gente ad andare in guerra. 

Il re pensò, quindi, che un buon modo per evitare che ciò accadesse, fosse emanare un decreto che non lasciasse spazio ai dubbi. L’editto recitava più o meno così: visto che le persone erano un tempo avvezze all’esercizio con l’arco, e visti i grandi risultati bellici ottenuti dal reame grazie a questa disciplina, tutti gli uomini del regno avrebbero dovuto obbligatoriamente, se capaci, allenarsi con arco e frecce nel tempo libero. Proseguiva poi elencando tutti gli sport proibiti, come il lancio di pietre, legno e ferro, la pallamano, l’hockey, il coursing, il combattimento di galli e, appunto, il football. Per invogliare la gente a seguire queste regole, l’editto si concludeva con la minaccia della reclusione per tutti i trasgressori.

Non si hanno molte informazioni su cosa ne pensassero i cittadini anglosassoni, ma una cosa è certa: ai sovrani piacque molto come idea. Infatti il calcio, ai re inglesi, non piaceva proprio, la trovavano una pratica inutile o, come disse Enrico VIII, “una volgare ricreazione”, tant’è che questo divieto venne lasciato e protratto dai successori di Edoardo III, quali Riccardo II, Enrico IV e Giacomo III. Purtroppo per loro, questo sport si diffuse comunque, soprattutto tra le classi dei lavoratori, e quindi Re Carlo II dovette, suo malgrado, legalizzarlo nel 1681.

Una storia molto particolare di come lo sport più famoso del mondo, abbia rischiato di non esistere a causa del cinismo politico di alcuni sovrani.