di Giada Persano –

Chiara Ferragni, l’imprenditrice, blogger, designer e modella italiana del momento, è indagata per truffa aggravata dalla minorata difesa. Insieme a lei risulta indagata anche Alessandra Balocco, presidente e amministratore delegato della società che produce il pandoro Balocco. E’ quanto emerge dall’inchiesta della Procura di Milano con al centro il caso del pandoro “Pink Christmas” prodotto dall’azienda piemontese.

L’ipotesi su cui lavora la procura, insieme al Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza, è quella prevista della “minorata difesa”, una formula tecnica che considera il consumatore che ha acquistato il pandoro in una posizione di “minore difesa” rispetto al venditore per aver ricevuto il messaggio ingannevole per via telematica, cioè attraverso le piattaforme social utilizzate dalla influencer dai milioni di follower.

Si parla di un caso di commistione tra iniziative benefiche e operazioni commerciali, con un messaggio ingannevole diffuso sui social: nel caso del pandoro, far pensare, cioè, che i profitti dalla vendita del prodotto dolciario sarebbero stati destinati all’ospedale Regina Margherita di Torino, quando invece la somma da destinare all’ente sanitario era stata già stabilita e devoluta in precedenza.

Per l’operazione commerciale, le due aziende di Ferragni (Fenice e The Blonde Salad TBS Crew) sono state multate di poco più di un milione di euro in tutto, e Balocco per 420mila euro.

L’indagine potrebbe allargarsi ad altre iniziative di beneficenza che l’influencer ha promosso negli ultimi anni, come per esempio il caso della bambola Trudi, una campagna promossa dalla Ferragni nel maggio 2019 che proponeva lo stesso schema replicato negli anni successivi con i pandoro e le uova di Pasqua: la vendita di un prodotto finalizzato a finanziare iniziative contro il cyberbullismo e l’omofobia.

La nota imprenditrice risponde alle accuse dicendo:

“Sono serena perché ho sempre agito in buona fede e sono certa che ciò emergerà dalle indagini in corso. Ho piena fiducia nell’attività della magistratura e con i miei legali mi sono messa subito a disposizione per collaborare e chiarire ogni dettaglio di quanto accaduto nel più breve tempo possibile”.

E ancora:

“Sono profondamente turbata per la strumentalizzazione che una parte dei media sta realizzando, anche diffondendo notizie oggettivamente non rispondenti al vero”.

Si parla di una figura che negli ultimi anni ha avuto un grande rilievo nel mondo della moda e dei social, infatti utilizzare i social per lavoro significa anche influenzare le opinioni dei propri followers. Ma se i social influiscono sulle decisioni dei seguaci, è però necessario che i giudici non emettano sentenze influenzati dai social. E’ dunque importante che una questione così delicata sia valutata dalle autorità con neutralità e serietà e non dimenticare il principio di presunzione di innocenza fino a prova contraria.