Chiara Buccolieri

Accettarsi? È l’irraggiungibile obiettivo della maggior parte degli adolescenti. 

Ma da cosa nasce tutta questa insicurezza? Perché i ragazzi non riescono a vivere a pieno i rapporti e le relazioni di quest’età senza doversi confrontare con le proprie debolezze?

Accettare se stessi è il primo passo per costruire l’autostima di cui abbiamo bisogno per apparire sicuri di sé agli occhi degli altri: non ci rendiamo conto di quanto sia sbagliato puntare alla perfezione che vediamo in giro, perchè spesso è solo la valorizzazione dei propri difetti. Si tende a denigrare particolarità di noi stessi e del nostro corpo che potremmo rendere pregi, se solo iniziassimo ad apprezzarle.

I social hanno incrementato l’importanza dell’estetica e adesso gli utopici standard di bellezza sono intrinseci nelle nostre menti. Ci sentiamo obbligati a rispettare le alte aspettative che noi stessi pretendiamo dagli altri.

Questa è la realtà di oggi in Italia, infatti all’estero la situazione cambia notevolmente: in America la mentalità è completamente diversa, sui social si vedono video e foto di corpi, maschili e femminili, che in Italia non verrebbero considerati sinonimo di bellezza o “perfezione”.

L’errore più grande che possiamo compiere è sminuire noi stessi per dei piccolissimi ”difetti” che ci rendono unici, e che non cambieranno mai la nostra personalità se non diamo loro il permesso di farlo.

Un esempio è la super top model e icona Cindy Crawford, che si è raccontata per un’intervista al magazine Red: “Avere dei difetti è ciò che ci rende umani“. Così come Laetitia Casta, supermodella e attrice francese, dagli occhi magnetici e il fisico mozzafiato che però (non) nasconde un piccolo difetto: i denti leggermente storti. La modella ne è consapevole e non ha mai voluto correggerli con un apparecchio odontoiatrico.                                                

Il difetto fa notare una persona, la tira fuori dalla massa, le da una identità. Una identità unica, libera da canoni preconfezionati che trasformano le persone in cloni, in replicanti, in anonimi manichini frustrati.