di Christian De Luca –

Un’intera camera grande novantasei metri quadri, risalente al 1701, con un valore che potrebbe raggiungere i 450 milioni di euro, è scomparsa in circostanze misteriose nel 1944, dopo essere passata varie volte di mano in mano, e da allora non è stata mai più trovata. Ma come è possibile che una stanza possa valere così tanto, e come fa un’intera camera a scomparire nel nulla all’improvviso? 

Dobbiamo tutto questo all’eccesso di lusso e di ricchezza che contraddistingueva i re del Settecento, ed in particolare alle follie di un sovrano tedesco, Federico Guglielmo I di Prussia, che ordinò di far costruire nel palazzo reale di Berlino una lussuosa stanza le cui pareti e mobili sarebbero state completamente ricoperte d’ambra, materiale molto raro che all’epoca valeva il doppio dell’oro. 

A costruzione ultimata, otto anni dopo la fine dei lavori, la stanza misurava trentasei metri quadri e richiese l’utilizzo di oltre centomila pezzi d’ambra. Questa meraviglia attirò ovviamente l’attenzione, ed una persona in particolare posò gli occhi su quel gioiello, volendolo tutto per sé: lo zar Pietro I il Grande, che nel 1717 firmò un’alleanza militare con Guglielmo I ed ebbe in regalo la camera da lui desiderata. 

Questa venne letteralmente smontata e imballata per essere spedita, e compì un lungo viaggio fino a San Pietroburgo, la capitale-vetrina appena fondata da Pietro sulle rive del Baltico, dove venne sistemata nel palazzo di Caterina nella vicina Carskoe Selo, dimora estiva degli zar. Lì furono aggiunti quarantotto metri quadri di pannelli d’ambra (evidentemente per lo zar non era ancora abbastanza lussuosa) e la decorazione fu arricchita da nuovi mosaici. Vennero aggiunti sessanta metri quadri (per un totale di novantasei). Il peso totale dei pannelli d’ambra raggiungeva le sei tonnellate, e non era l’unico materiale prezioso che componeva l’arredamento: spiccavano gemme, grandi specchi, lamine d’oro, e lo stesso pavimento era in legno prezioso. Concludevano l’opera i settanta oggetti d’ambra presenti all’interno. 

Rimase intatta per oltre due secoli, sopravvivendo anche alla rivoluzione del 1917. Non poté resistere, invece, alla Seconda guerra mondiale. Nel 1941 i nazisti invasero San Pietroburgo, uccidendo un milione di civili, e se la capitale riuscì a resistere, Carskoe Selo non ebbe la stessa fortuna. L’evacuazione russa fu troppo veloce per permettere ai sovietici di portare in salvo la camera, che provarono quindi a nasconderla, coprendo le sue pareti con carta da parati, travi di legno, mantelli e coperte. Fatica inutile, dato che i tedeschi non ci misero molto a trovarla, e solo 36 ore per smontarla e impacchettarla. In pochi giorni venne portata al castello di Königsberg, in una collezione d’arte. 

Venne vista per l’ultima volta nell’estate del 1944, e da quel momento se ne persero definitivamente le tracce, dopo che fu imballata e conservata nella cantina di un ristorante per proteggerla. Secondo molti la leggendaria Camera è stata distrutta durante i bombardamenti, ma non mancano le teorie secondo le quali i nazisti siano riusciti ad evacuarla in tempo.

Da questi pensieri sono nate numerose teorie sulla sua sorte: affondata da una nave alleata durante il trasporto, sotterrata sotto le rovine della fortezza, o nascosta in pezzi in diversi nascondigli dove i Nazisti depositavano i loro bottini. In ogni caso, se mai dovesse essere trovata, sarebbe in condizioni disastrose. Nel frattempo, ci si può limitare ad ammirare la perfetta replica costruita dai sovietici nel 1979.