di Vincenzo Vergallo –

‘’Io chiedo di parlare non prudentemente, né imprudentemente, ma parlarmentarmente’’,

  30 maggio 1924

Nel 2024 si commemorano i 100 anni dalla morte di Giacomo Matteotti, un eroe della lotta per la democrazia in Italia. Socialista, antifascista, la sua uccisione nel 1924 segnò una svolta denunciando la natura autoritaria del fascismo e offrendo un punto di riferimento per la cultura politica antifascista che sarebbe rinata con  la Resistenza. La memoria di Matteotti vive ancora oggi insieme alla sua grande eredità, la sua lotta per la democrazia e i diritti civili è ancora molto attuale, un faro nella nostra comprensione della libertà e della giustizia.

Nato a Fratta Polesine presso Rovigo il 22 maggio 1885, laureato in giurisprudenza a Bologna  e militante del partito socialista, la sua figura acquisisce rilievo nazionale. Allo scoppio della Prima Guerra Mondiale si schiera contro l’intervento italiano avvicinandosi alle posizioni massimaliste.  Eletto deputato nel 1918 e riconfermato nel 1921, matura un rigoroso antifascismo e nel 1922, dopo essersi schierato con i socialisti riformisti usciti dal PSI, diventa segretario del nuovo Partito Socialista Unitario

L’omicidio di Matteotti

Con le elezioni del 6 Aprile il partito nazional fascista ottiene la maggioranza parlamentare, così il fascismo nella sua forma più istituzionale è entrato nelle sale di Roma. Per l’onorevole Matteotti le elezioni sono uno spettacolo macabro di cui chiedere l’invalidamento: il discorso alla camera dei Deputati il 30 maggio del 1924 ne denuncia le violenze e gli abusi. A rischio della personale incolumità, Matteotti segue la propria coscienza. Dopo questo evento l’opposizione si fa più combattiva e Matteotti diventa il simbolo della contrapposizione politica, un personaggio scomodo per il nascente regime. 

Il 10 giugno 1924 viene rapito dai membri della Ceka, la polizia fascista omonima di quella sovietica. L’evento del rapimento diviene in poco tempo omicidio dopo che, per porre fine alla resistenza opposta da Matteotti, uno degli assalitori lo accoltella. Il suo corpo verrà occultato e seppellito poco lontano da Roma e ritrovato solo dopo 2 mesi. I mandanti dell’omicidio non sono stati mai identificati con certezza, così come non si è mai chiarito se chi pose fine alla vita di Matteotti lo fece su mandato conferitogli o  per ingraziarsi chi, dalla sua morte, avrebbe poi potuto trarre giovamento. Tuttavia, l’opinione pubblica e le opposizioni politiche individuarono subito il responsabile del delitto nello stesso Mussolini, il cui potere mai come in  quel momento sembrò barcollare e si ebbe un periodo di crisi del fascismo caratterizzato dall’indignazione popolare e dalla secessione dell’Aventino, un atto di protesta nei confronti del governo fascista attuato nel giugno del 1924 e consistette nell’abbandono del parlamento da parte dei parlamentari fino a quando un nuovo governo avesse ristabilito le libertà democratiche.

Conseguenze sociali

Da parte sua, Mussolini, presentatosi alla Camera il 3 gennaio 1925, si assume la responsabilità politica e morale,  chiudendo così la questione Matteotti.  Nonostante siano anni caratterizzati da una forte repressione, non mancò la reazione da parte della stampa: un’ inchiesta del ‘’Corriere della Sera’’ sulle rivelazioni di Cesare Rossi, un fascista su cui il regime aveva scaricato la responsabilità dell’accaduto, e la copertina della rivista politica- satirica ‘’L’Asino’’. Nella primavera del 1925 però “L’Asino” fu costretto a chiudere, mentre a novembre al ‘’Corriere della sera’’ venne imposto un direttore allineato al regime. Le condizioni del Paese erano difficili, tuttavia ci sono state persone che facendo appello al proprio senso di giustizia, hanno deciso di rispondere al bisogno di denunciare la realtà dei fatti.

Il coraggio di dire la verità

Matteotti è una figura ispiratrice per la formazione del cittadino, è fondamentale acquisire giudizio critico e coraggio di denunciare la realtà che ci circonda, anche se questa dovesse essere la legge stessa. Questo perché alcuni contesti politici sono ingiusti e non si può rinunciare al desiderio di giustizia per paura delle conseguenze. 

Come Matteotti, ci sono stati, nel corso della storia,  tanti esempi di coraggiosi che hanno messo la giustizia davanti alla propria vita. Tra questi ricordiamo personaggi anche italiani come il giornalista Mario Francese, un uomo che con sue inchieste su mafia e appalti pubblici ha sempre trovato il coraggio di fare nomi e cognomi. Un altro caso italiano è quello di Mino Pecorelli, che si interessò di scandali politici, si occupò del caso Aldo Moro e intervenne sui casi più disparati: abuso edilizio, frode fiscale, i comportamenti pubblici e privati dei politici. Questi  personaggi insieme a tanti altri hanno in comune un tragico destino che ha però trovato grandezza nella loro nobiltà, nel rifiuto di piegarsi allo scorrere della storia senza fare nulla per fermarne le malignità e il rispondere a un bisogno di giustizia, a costo della vita.