Immaginate di essere l’ultima discendente diretta di una delle più importanti casate torinesi. Costretti a pranzi sontuosi con i più illustri personaggi della scena, continuamente convocati a serate di gala, eventi delle scolaresche per cui dovrete preparare convenevoli e armarvi di una buona dose di pazienza. Ora, continuate immaginando che sia il XXI secolo e che ci sia una profonda crisi economica. A questo, aggiungete vostro figlio: inetto, capace di sperperare le più irragionevoli somme di denaro per una donna in grado di approfittarne ogni qualvolta si presenti l’occasione.

È proprio ciò che Francesco Muzzopappa ha voluto descrivere abilmente, attraverso la storia della contessa Maria Vittoria dal Pozzo della Cisterna. Ormai vedova, si ritrova desiderosa di riaccaparrarsi tutto ciò che la crisi le ha portato via: quadri degli antenati, pregiate frolle Baratti&Milano, che hanno lasciato il posto a misere gocciole del discount, e tutta la servitù, di cui è rimasto solo il povero Orlando. Il figlio scioperato, poi, le ha tolto l’unico gioiello in grado di poter salvare il casato. La contessa, dalle manie distaccate ma efficaci e decisamente un po’ snob, decide allora di porre fine a questo marasma in un modo avventato ma decisamente incisivo: organizza il suo sequestro di persona.

Questo è Affari di famiglia.

Il romanzo è intriso di riferimenti strettamente legati all’autore e nascosti nelle più disparate inclinazioni dei personaggi. Orlando, il maggiordomo della contessa, ha una fedele passione per William Blake e l’autore, in appendice, dichiara il proprio amore per “quel simpatico visionario imbevuto di misticismo”.  L’apparente assurdità della situazione iniziale, ma anche dell’evoluzione stessa del romanzo, lascia spazio alla riflessione sulla capacità dell’autore di pensare oltre, di legarsi a temi tipici di un’epoca e immergerli in un’altra. Ci aspetteremmo, ad esempio, una contessa intenta a leggere romanzi e guardare film in bianco e nero, ma ci viene presentata in alcuni momenti, intenta a godersi una puntata di Ballando con le stelle, avvolta da ciò che le è rimasto di un’antica dinastia. La narrazione, poi, è scandita da alcuni flashback in cui ci viene presentato il padre della contessa come uomo autoritario, capace di orientare le inclinazioni della figlia. A tal proposito, ritornano alcuni temi caratteristici del romanzo del Novecento, leggermente rivalutati. E l’inettitudine del figlio della contessa, che riesce a dare ascolto solo all’autorità di un padre ormai defunto e ignora la madre in ogni sua considerazione, è proprio uno di quelli.

L’aspettato lieto fine, si serve di una narrazione avvolta in un’ironia tipicamente inglese, spumeggiante, a tratti inaspettata e piena di colpi di scena. I particolari sono evidenziati in ogni aspetto. Un romanzo differente, con una comicità complice che di rado attraversa la letteratura italiana.

È un libro estremamente piacevole da leggere, originale e sempre pronto a regalarvi qualche risata. Pertanto, se volete immergervi in una lettura rilassante che abbia un tocco di sana ironia, questo libro fa al caso vostro!


Francesco Muzzopappa. Affari di famiglia, Fazi Editore, 2014, 234 pagine.
Valutazione: 5/5